Il Guatemala a 190 anni dall’indipendenza
Le elezioni presidenziali non hanno decretato nessun vincitore, a novembre ci sarà il ballottaggio tra due esponenti di destra
Il Guatemala festeggia oggi il suo centonovantesimo anniversario dell’indipendenza dalla Spagna in un clima politico particolarmente incerto. Alle elezioni presidenziali di domenica scorsa nessuno dei candidati ha ottenuto oltre il cinquanta percento dei voti e ora si dovrà aspettare novembre per andare al ballottaggio.
Otto Perez Molina, l’ex capo maggiore dell’esercito guatemalteco, dato sempre in netto vantaggio dai sondaggi perché considerato l’uomo forte a cui affidare un paese devastato dalla violenza e dalla criminalità, si è fermato soltanto al 36 percento dei voti. Al secondo posto si è piazzato l’imprenditore Manuel Baldizon, 24 percento, seguito da Eduardo Suger al 16 percento e dal premio Nobel per la Pace Rigoberta Menchu, che ha ottenuto soltanto il 2 percento dei voti. Il Guatemala è il paese dell’America Centrale in assoluto più colpito dai traffici dei narcos, con un rapporto di 46 omicidi ogni centomila abitanti: il doppio di quello del Messico e dieci volte tanto quello degli Stati Uniti.
Tutti i candidati – tranne l’indipendente Rigoberta Menchu, che da anni lotta per i diritti delle popolazioni indigene del Guatemala – appartengono agli schieramenti della destra guatemalteca. Il partito di sinistra attualmente al governo, Unità Nazionale della Speranza, non ha infatti avuto il tempo di presentare un suo candidato dopo che la corte costituzionale aveva dichiarato illegittima la candidatura della moglie dell’attuale presidente Alvaro Colom a un mese esatto dalle elezioni. Sandra Torres aveva annunciato di volersi candidare lo scorso marzo e subito dopo aveva deciso, di comune accordo con il marito, di chiedere la separazione legale per aggirare la legge che in Guatemala vieta ai parenti di primo grado del presidente di potersi candidare per sostituirlo. La sua candidatura era stata bocciata per tentativo di frode.
Se Perez sarà eletto al ballottaggio diventerà il primo presidente del Guatemala dalla fine delle dittature degli anni Settanta e Ottanta ad avere ricoperto in passato un ruolo militare. Secondo le Nazioni Unite almeno 200mila persone furono uccise in quegli anni dagli apparati paramilitari dello stato. Pérez Molina non è riuscito a spiegare da dove fosse arrivato il milione e mezzo di dollari per la sua candidatura. La legge limita a 150mila dollari il tetto dei finanziamenti.