Ci può essere tolleranza per i lucchetti degli innamorati?
No? Nemmeno a Colonia?
La tentazione maggiore per il passante moderato e lucido che osservi le cataste di lucchetti di metallo appese a ponti, monumenti, architetture, scenari meravigliosi dell’Italia e anche di altri paesi, somiglia da tempo a quella a cui cede John Belushi in Animal House, quando si imbatte nello svenevole chitarrista da festa (o da falò) al cui melenso repertorio le ragazze fanno gli occhioni. Come reagisca Belushi è nel patrimonio culturale e morale dell’umanità al pari del giudizio sulla corazzata Potemkin del ragionier Fantozzi.
E insomma, il desiderio di avere in tasca delle grosse tronchesi (tipo quelle dei rumeni del ciclista di Antonio Pascale) in quei momenti lì travolge in molti: e ci sono state occasioni in cui il desiderio ha avuto soddisfazione. (Mentre la loro rimozione è stata invece contestata anni fa da Walter Veltroni sindaco allora di Roma, che li difese dai “vandali” e disse «se non ci sono problemi per la stabilità dei lampioni non vedo nulla di male che i lucchetti restino»: tre anni dopo il lampione di ponte Milvio crollò, e ci dev’essere una parabola). E la pretesa di molti – Federico Moccia per primo, pro domo sua – di far prevalere un presunto “romantico gesto d’amore” (banalizzato nel conformismo e nella povertà di espressione) sulla rovina estetica e a volte strutturale di luoghi meravigliosi non può conoscere indulgenze.
Ma non è per condurre battaglie culturali degne di migliori cause – però un parere è lecito averlo – che ne parliamo: piuttosto per capire se anche questa opinione possa essere resa duttile dal dubbio nel momento in cui il luogo sia meno incongruo e il risultato estetico più spettacolare. Di quel che i lucchetti simboleggiano – piccole e volatili vicende private, preziose per ognuno e simili tra tutte, incapaci di sottrarsi alla routine – poco importa al resto della comunità: ma se alla fine il risultato costruisce dell’arte, se ne può parlare. Almeno per passare il tempo fino alla prossima intercettazione telefonica.
E insomma, se il risultato fa meno violenza al contesto – come sembra da queste foto dello Hoenzollernbrücke di Colonia – e crea fondali spettacolari invece di deturparli, il lucchetto dell’amore può essere perdonato?