Il debito italiano in mano alla Cina?

Che cosa sappiamo delle voci che circolano da ieri sul possibile acquisto di titoli di Stato italiani da parte dei fondi sovrani cinesi

© Mauro Scrobogna / LaPresse
15-07-2010 Roma
Politica
Senato - manovra finanziaria- voto fiducia
Nella foto: il Ministro dell'Economia Giulio Tremonti
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15-07-2010 Rome
Politics
Senate - finance bill - vote of confidence
In the picture: Minister of Economy Giulio Tremonti
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China Investment Corporation (CIC) è il secondo fondo sovrano cinese di investimenti pubblici e il suo presidente Lou Jiwei ha di recente incontrato Giulio Tremonti. L’incontro è avvenuto lo scorso 6 settembre, ma non sono state diffuse informazioni sugli argomenti affrontati durante il colloquio. Un’ipotesi, avanzata dal Financial Times e ripresa oggi da molti quotidiani italiani ed esteri, è che Jiwei e Tremonti abbiano discusso la possibilità di una nuova serie di acquisti di titoli pubblici italiani da parte della CIC. Secondo il Sole 24 Ore all’incontro avrebbero anche partecipato alcuni rappresentati della Cassa Depositi e Prestiti, l’organismo che controlla il 90 per cento della holding Fondo Strategico Italiano (FSI).

I primi contatti con la Cina erano stati avviati a inizio agosto quando il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, aveva proposto a diversi gestori di fondi sovrani cinesi e ad alcuni investitori di Singapore e Hong Kong di investire nuovo denaro sui titoli italiani. All’epoca la Banca Centrale Europea (BCE) era però restia a comprare nuovi titoli italiani e questo aveva disincentivato gli investitori a impegnarsi maggiormente comprando nuovo debito italiano. Come spiega oggi sul Corriere della Sera Federico Rubini, i cinesi avevano detto a Grilli di volersi impegnare solo in presenza di una buona rete di protezione e sicurezza dietro le quotazioni dei nostri titoli. Nelle settimane seguenti, la BCE ha investito circa 50 miliardi di euro nei titoli italiani, operazione che avrebbe indotto diversi investitori cinesi a ripensarci e a valutare nuovamente la possibilità di nuovi interventi sul debito pubblico italiano.

La CIC è stata fondata nel 2007 e amministra più di 300 miliardi di euro di fondi, derivanti in parte dalla Banca centrale della Repubblica Popolare. A Jiwei sarebbe stato proposto di acquistare nuovi titoli, ma analisti e osservatori finanziari ricordano di aver assistito a scene simili nel passato recente sul fronte greco e portoghese. I due paesi aiutati con decine di miliardi di euro a evitare la bancarotta avevano beneficiato per qualche tempo delle voci su possibili nuovi acquisizioni di titoli da parte della Cina, ma l’effetto era stato di breve termine e non aveva portato a operazioni finanziarie degne di nota. L’impressione è che qualcosa di analogo si possa verificare anche per il caso italiano in questi giorni.

Alla delegazione cinese sarebbe stati proposto di portare la partecipazione della Cina al debito pubblico italiano dal 4 al 10 per cento. Una simile ipotesi prevederebbe un maggiore impegno cinese e una nuova «colonizzazione inversa» dall’Oriente, come ha spesso detto Giulio Tremonti negli ultimi anni. Il ministro dell’Economia sa però che la BCE non è più disposta a comprare titoli italiani di continuo e ha quindi l’esigenza di trovare nuovi compratori, che aiutino a barcamenarci con il debito pubblico.

Intanto, oggi il Tesoro ha collocato sul mercato una nuova serie di buoni del tesoro poliennali (BTp) con scadenza a cinque anni a un tasso del 5,6 per cento. Una percentuale molto alta se confrontata con quella del 4,93 per cento della precente asta e il più elevato da quando usiamo l’euro. L’ammontare della vendita è stato pari a 3,9 miliardi di euro, i giornali finanziari di tutto il mondo – si veda quanto scrive il Wall Street Journal – lo definiscono “deludente”.

foto: Mauro Scrobogna / LaPresse