L’11 settembre in Cile
La marcia per ricordare le vittime del regime di Pinochet si è trasformata in una manifestazione di protesta contro le politiche del governo
Prima di essere diventato sinonimo degli attentati alle Torri Gemelle, l’11 settembre era soprattutto l’anniversario del golpe che in Cile nel 1973 destituì l’allora presidente Salvador Allende e portò al potere la dittatura militare di Augusto Pinochet, durante la quale morirono almeno 3.225 persone. Ogni anno in Cile quel giorno viene ricordato con marce e manifestazioni pacifiche in tutto il paese. Quella di ieri nella capitale Santiago si è improvvisamente trasformata in una manifestazione di protesta violenta quando alcuni gruppi di studenti hanno iniziato a lanciare pietre e altri oggetti contro la polizia. Gli agenti hanno risposto lanciando gas lacrimogeni e getti d’acqua, e gli scontri sono andati avanti fino a mezzanotte circa.
Il Cile sta attraversando un momento di profonda crisi politica e sociale e la popolarità del presidente Pinera è ormai scesa al 26 per cento, il livello più basso mai registrato da un presidente in carica. Le manifestazioni sono iniziate circa tre mesi fa quando studenti universitari e delle scuole superiori hanno deciso di abbandonare le lezioni e dato il via a una numerosa serie di marce, scioperi della fame, iniziative creative per chiedere una riforma radicale del sistema scolastico. Ad agosto il governo ha approvato un piano di riforma in 21 punti che prevede, tra le altre cose, un aumento dei finanziamenti alla scuola pubblica, una più accurata formazione degli insegnanti, un aumento del numero delle borse di studio e un aiuto per pagare i debiti degli studenti. Ma le proteste non si sono fermate, e hanno anche portato alla morte di un ragazzo di 14 anni, avvenuta in circostanze ancora non del tutto chiare durante lo sciopero generale del 25 agosto.
Il sistema scolastico cileno è quello messo meno peggio in America Latina ma è comunque estremamente debole perché specchio delle profonde disuguaglianze sociali del paese. Soltanto i figli delle famiglie più ricche hanno accesso alle scuole migliori, di solito private, mentre i figli di quelle più povere devono accontentarsi delle malandate scuole pubbliche. Gran parte del costo dell’istruzione universitaria è a carico delle famiglie: gli studenti che provengono dalla classe media devono spesso chiedere un prestito a una banca e in molti casi non riescono a ripagarlo una volta laureati. Il sistema fiscale inoltre favorisce le università private e non viene previsto alcun fondo per i comuni, che si devono occupare dell’educazione pubblica. Spesso la qualità dell’insegnamento pubblico è carente così tanto che le famiglie che se lo possono permettere preferiscono mandare i figli nelle scuole private o all’estero.