Le foto dello Juventus Stadium
Oggi si gioca la prima partita nel nuovo stadio di Torino, che non ha ancora un nome ufficiale e secondo molti cambierà il calcio italiano
Questa sera a Torino la Juventus inaugura il suo nuovo stadio, il primo in Italia posseduto interamente da un club di calcio, sul modello di quanto accade ormai da tempo in numerosi paesi europei a partire dalla Gran Bretagna. Dalle 20 i tifosi potranno entrare nel nuovo stadio e visitare le sue strutture di contorno, dove ci sono negozi e punti di ristoro, mentre alle 21.30 inizierà la partita amichevole tra Juventus e Notts County. L’inaugurazione è molto attesa e i 41.000 biglietti per assistere alla prima partita giocata nel nuovo stadio sono esauriti.
Cosa c’era prima
Lo stadio si trova verso la periferia nord di Torino dove sorgeva il Delle Alpi, realizzato in occasione dei Mondiali di Calcio del 1990. Nonostante avesse molti difetti, legati alla costosa manutenzione del terreno di gioco e alla pessima visibilità del campo da molti punti degli spalti, il vecchio Delle Alpi ha fatto il proprio dovere per una ventina di anni, con voci e progetti ricorrenti su una sua possibile sostituzione con un impianto più moderno. Nel 2003 il Comune di Torino decise di vendere alla Juventus il diritto di superficie sull’area dello stadio per 99 anni al prezzo di 25 milioni di euro.
Polemiche
La vendita fu accompagnata da numerose polemiche, sollevate da chi riteneva che il Comune avesse chiesto troppo poco denaro per un’area di territorio urbano così ampia. Altre critiche riguardarono la scelta di apportare alcune varianti per inserire nel complesso anche un’area commerciale. Negli anni è stata anche criticata la scelta della Juventus di ricorrere all’aiuto dell’Istituto di Credito Sportivo (ICS) – un ente di diritto pubblico con gestione autonoma – per affrontare i costi della costruzione dello stadio. La Juventus ha ottenuto un finanziamento da 50 milioni di euro nel 2009 [pdf] e un secondo prestito da 10 milioni di euro l’anno seguente, sempre da parte dell’ICS, prevedendo di finanziare il resto del progetto con i fondi derivanti dagli sponsor e dalle attività commerciali intorno allo stadio.
Il nuovo impianto
Approvati i progetti degli studi GAU e Shesa coordinati dagli architetti Eloy Suarez, Gino Zavanella e da Massimo Majowecki, nel novembre del 2008 sono iniziati i lavori di demolizione del Delle Alpi, terminati nel marzo del 2009. Tecnicamente il vecchio stadio non è stato demolito, ma smontato pezzo per pezzo: questa scelta ha consentito di recuperare quasi completamente i materiali riciclabili, come metalli e cemento, e di riutilizzarli per la costruzione del nuovo impianto. Una scelta che ha consentito di risparmiare circa 2,3 milioni di euro, su una spesa complessiva per la realizzazione di 105 milioni di euro.
Terminata la fase di smontaggio, sono iniziati i lavori di costruzione veri e propri che hanno richiesto quasi due anni per essere completati. La nuova struttura può ospitare 41.000 spettatori ed è il primo stadio italiano a essere completamente privo di barriere architettoniche per i disabili. Gli ingressi sono stati collocati sui quattro angoli del perimetro e consentono di accedere a un primo anello interno, dove si possono controllare i biglietti ed effettuare le altre operazioni di sicurezza. Sedici rampe portano poi ai diversi settori dell’impianto. Secondo i piani di evacuazione, in caso di incidenti l’intera area può essere evacuata in meno di cinque minuti.
La concezione con cui è stato costruito lo stadio ricorda molto quella degli stadi inglesi, la cui organizzazione degli spazi ha contribuito sensibilmente a ridurre i problemi di sicurezza legati al tifo violento. Le gradinate sono disposte a meno di otto metri dal campo di gioco e le panchine delle squadre sono posizionate in prima fila, all’interno della tribuna. “Stasera la Juve cambia il calcio”, ha scritto Mario Sconcerti sul Corriere della Sera. “Volenti o nolenti, da oggi si corre per fare quello che ha già fatto la Juve. Ci vorranno almeno vent’anni perché tutti gli altri abbiano un loro impianto, pareggino il vantaggio della Juve. Questo farà una differenza anche sul campo”. L’opinione di Sconcerti è condivisa praticamente dalla totalità degli addetti ai lavori. La gestione autonoma dello stadio e delle attività commerciali da parte dei club dovrebbe garantire maggiori introiti, maggiore partecipazione dei tifosi e impianti più moderni ed efficienti, così come già avviene in molti altri paesi europei.
L’idea dei progettisti è stata quella di realizzare spazi contigui, senza particolari interruzioni nelle architetture e nelle vie di accesso. Seguendo le rampe e le passerelle i tifosi possono entrare e uscire dallo stadio vero e proprio e raggiungere le aree intorno dove ci sono (o sono in fase di terminazione a seconda dei casi) otto ristoranti, venti bar, una vasta area commerciale con sessanta negozi e un impermercato, aree verdi, un museo dedicato alla storia della Juventus e un parcheggio che può ospitare quattromila automobili. Strutture e stadio occupano complessivamente 355mila metri quadrati, lo stadio da solo ha una superficie di 90mila metri quadrati.
Nome
Al momento lo stadio si chiama genericamente Juventus Stadium ma presto assumerà il nome di uno sponsor, come succede già all’estero. Fino al 2023 la gestione degli sponsor per il nome spetterà alla società Sportfive, che ha ottenuto questo diritto pagando 75 milioni di euro. Lo sponsor che legherà il proprio nome all’impianto non potrà essere in concorrenza con lo sponsor tecnico della Juve, cioè Nike, né un produttore di automobili, visto che il club è strettamente legato alla FIAT.
Perché il Notts County
La scelta di giocare il primo match contro il Notts County non è certo casuale. La squadra britannica di Nottingham fu fondata nel 1862, è uno dei club calcistici più antichi del mondo e fu tra i membri fondatori della Football League, giocando il primo campionato di caldio del mondo nella stagione 1888-89. Ma il motivo per cui la Juventus ha scelto il Notts County è un altro, legato a una storia di 108 anni fa.
Si racconta che nel 1903 la Juve avesse chiesto a uno dei propri soci di cercare divise più professionali e pratiche per la squadra, che fino ad allora vestiva con camicia rosa e cravattino nero. La divisa era scomoda, impediva alcuni movimenti e le camicie avevano il difetto di scolorire. Il socio aveva un amico tifoso del Notts County e decise di rispondere alla richiesta inviando le uniformi della squadra britannica a strisce bianche e nere. Le uniformi piacquero ai responsabili della squadra e quella in bianco e nero a strisce divenne la prima maglia della Juventus.