Le Poste americane stanno fallendo
Il servizio postale statunitense non ha soldi per far fronte ai pagamenti e rischia la bancarotta entro la fine dell'anno
Le Poste statunitensi stanno fallendo: le casse dell’azienda sono così vuote che, a meno di interventi governativi, non sarà possibile effettuare un pagamento di oltre cinque miliardi di dollari in scadenza questo mese. Alla fine dell’anno fiscale il debito dell’azienda supererà i nove miliardi di dollari, nonostante i drastici tagli messi in atto nell’ultimo periodo: il New York Times cita, tra gli altri, la chiusura di 3.700 uffici postali, l’eliminazione delle consegne del sabato e il licenziamento di 120.000 impiegati, che ha portato il personale a essere ridotto di quasi un quinto.
La possibilità di effettuare via Internet una percentuale molto alta delle operazioni per cui in passato ci si recava all’ufficio postale ha progressivamente consumato le fonti di guadagno del United States Postal Service, che se da un lato vede progressivamente diminuire i suoi clienti, dall’altro non riesce a far fronte ai costi altissimi della propria struttura. Decenni di trattative hanno reso intoccabili e particolarmente generosi i contratti dei dipendenti, che ora rappresentano per l’azienda l’80 per cento dei costi. E le possibilità di intervento governativo non sono allettanti da un punto di vista politico.
«La situazione è disperata», ha ammesso Thomas R. Carper, democratico del Delaware che presiede il sottocomitato del Senato che vigila sulle comunicazioni postali. «Se non facciamo nulla, se non reagiamo in un modo intelligente e appropriato, il servizio postale potrebbe addirittura chiudere alla fine dell’anno. E non sarebbe esattamente il tipo di spinta che serve a un’economia perché cresca»
Il ruolo di Internet nel sostituirsi alle funzioni che appartenevano un tempo al servizio postale non è limitato agli scambi di email. Quasi tutte le aziende hanno investito molto per rafforzare la propria immagine su Internet, su cui sono presenti con cataloghi facili da aggiornare e hanno la possibilità di contattare facilmente i propri clienti per comunicare notizie e offerte, riducendo drasticamente la consegna a domicilio di cataloghi cartacei e volantini promozionali. Lo stesso discorso vale per gli abbonamenti a giornali e riviste in formato cartaceo, la cui crisi è sovrapposta alla generale crisi del giornalismo tradizionale. Anche la gestione dei pagamenti di bollettini, che era quasi totalmente affidata alle poste, è stata nel tempo sostituita da metodi di pagamento più veloci o dalla possibilità di provvedervi online.
Inoltre, il servizio postale pubblico statunitense ha una serie di limitazioni che altre aziende analoghe, nel mondo, non hanno: per esempio non può, a differenza delle Poste Italiane, trasformarsi anche in operatore telefonico; non può aprire conti correnti per i suoi clienti o fornire assicurazioni. Non può neanche gestire la spedizione di bevande alcoliche, limite che la direzione dell’azienda sta cercando di aggirare. È complicato anche tagliare i costi: oltre agli onerosi contratti dei dipendenti, che contengono garanzie di non licenziamento e non sospensione dall’impiego, oltre a cospicue pensioni e assicurazioni sanitarie, l’azienda deve far fronte all’opposizione delle comunità locali che reagiscono con irritazione alla progressiva chiusura degli uffici postali. Parte dell’opposizione ai nuovi tagli viene anche dal Congresso, a cui va sottoposta ogni modifica del servizio: è facile trovare una forte opposizione alla chiusura dei molti uffici postali nelle aree rurali e meno popolate del Paese.
La notizia peggiore è che, date queste premesse, sembra impossibile invertire la tendenza: Internet coprirà aree sempre più ampie della comunicazione e dei pagamenti a distanza, invalidando le speranze di ridare vigore al servizio postale nella sua funzione primaria, a meno di una sua radicale trasformazione. Gli Stati Uniti stanno per decidere se questa radicale trasformazione debba passare dal fallimento o dal salvataggio del suo servizio postale.