Come si riempie prima un aereo?
Un astrofisico ha studiato un nuovo sistema nell'annosa e sgomitevole questione dei tempi di imbarco dei passeggeri
La voce amplificata e gracchiante che segue il ding-dong di rito avvisa i passeggeri che stanno per iniziare le procedure di imbarco: prima toccherebbe a uno sparuto gruppo di privilegiati, poi a baraonda a tutti gli altri, ma speso la baraonda si crea già col primo gruppo. Qualcuno sgomita, altri dimenano le ruotine dei trolley, c’è sempre chi non ha ancora tirato fuori il documento, mentre altri ancora attendono seduti e pacifici con l’aria di chi la sa lunga e che ancora molto tempo dovrà passare: una scena che si ripete ogni giorno in migliaia di aeroporti in tutto il mondo. Oltre a far sprecare un sacco di tempo ai passeggeri, le lente procedure di imbarco costano alle compagnie aeree centinaia di milioni di euro ogni anno soprattutto in tempi di fermo degli aerei e accordi con gli aeroporti. E da decenni si studiano meccanismi e procedure che rendano più rapide le cose: dal far salire prima i passeggeri in coda a smaltire bambini e utenti più lenti, eccetera. Ora l’astrofisico Jason Steffen di Chicago ha elaborato un nuovo sistema che potrebbe ridurre le code e i tempi per riempire gli aerei di passeggeri.
Steffen lavora a nuove soluzioni per gli aeroporti da circa tre anni. Dopo aver studiato le dinamiche principali coinvolte nel riempimento di un aereo, nel 2008 ha messo a punto un programma per computer in grado di simulare diversi scenari. Tra questi ha poi isolato i più promettenti, elaborando la sua soluzione per il problema, da poco pubblicata sulla rivista Journal of Air Transport Management, una delle più importanti nel settore della gestione logistica dei trasporti aerei.
Secondo Steffen e molti studi che lo hanno preceduto, ci sono due cose che rallentano più di tutte le procedure d’imbarco. Uno: i passeggeri si ritrovano spesso ad attendere nel corridoio dell’aereo che quelli davanti sistemino il bagaglio a mano nelle cappelliere prima di poter raggiungere il loro posto. Due: i passeggeri che hanno il posto centrale o lungo il corridoio devono spesso rialzarsi e lasciare la poltrona per far passare quelli che arrivano dopo e hanno il posto vicino al finestrino. Steffen, spiegano sull’Economist, propone di ridurre gli effetti del primo problema e di eliminare il secondo.
L’idea, che arricchisce altre proposte fatte in passato, è quella di far salire a bordo i passeggeri a seconda del loro posto: finestrino, centrale, corridoio, lato destro o sinistro. Prima vengono imbarcati quelli col posto vicino al finestrino da un lato dell’aereo, ma una fila sì e una no. Poi la stessa cosa viene fatta con i passeggeri con posto vicino al finestrino sull’altro lato dell’aereo. E poi è il turno dei passeggeri con posto al finestrino delle file che erano state saltate. L’appello viene poi ripetuto per i posti centrali e infine per quelli lungo il corridoio, chiamando sempre per primi quelli delle file più lontane e in ordine i successivi.
Questo sistema consente ai passeggeri che si sistemano di essere più distanziati nel corridoio e di sveltire quindi le operazioni di inserimento del bagaglio a mano nelle cappelliere: possono farlo tutti nello stesso momento, senza intralciarsi a vicenda. Inoltre, poiché hanno tutti lo stesso tipo di posto, non c’è il rischio che i passeggeri debbano spostarsi per consentire ad altri di infilarsi nella loro fila di posti.
Steffen ha provato il suo sistema simulando l’imbarco su un finto Boeing 757 con un singolo corridoio e 12 file di posti, tre poltrone a sinistra e tre a destra. Al test hanno partecipato 72 persone, con bagagli a mano e borse. Il sistema è stato poi confrontato con i due principalmente usati dalle compagnie aeree: quello che prevede l’imbarco di gruppi di passeggeri a seconda dei vari settori della cabina, e quello in ordine casuale.
Il sistema per gruppi si è rivelato come il più lento e ha richiesto circa sette minuti per far riempire l’aereo. La soluzione di Steffen ha richiesto la metà del tempo ed è stata la più veloce tra le tre sperimentate. Secondo i suoi calcoli, in uno scenario reale con aerei molto più grossi il dato potrebbe ulteriormente migliorare.
Le compagnie aeree hanno per ora accolto con scarso entusiasmo il lavoro di Steffen. Il suo sistema funziona bene, ma richiede una maggiore organizzazione delle file dei passeggeri al gate, quando vengono controllati i biglietti: i tempi più lunghi vengono infatti spostati lì perché i passeggeri vengono di fatto scelti uno per uno. Mettere insieme file omogenee e ordinate non è un’operazione semplice e richiede tempo. Ma secondo le stime di Steffen per ogni minuto al terminal un aereo costa 30 dollari: riducendo di sei minuti l’attesa, una compagnia aerea che gestisce 1.500 voli al giorno potrebbe risparmiare fino a 100 milioni di dollari l’anno.