Wikileaks l’ha fatta grossa?
Pubblicati integralmente i 251.000 cable diplomatici americani, senza omissioni di nomi e fonti
WikiLeaks ha pubblicato oggi il suo intero archivio di cable diplomatici americani, composto 251.000 documenti, privo di qualsiasi controllo redazionale e privo di omissis, rivelando così i nomi di migliaia di persone che hanno collaborato con la diplomazia americana in giro per il mondo e mettendo potenzialmente a rischio la loro incolumità. La decisione è stata fortemente criticata da molte delle testate che fino a qualche mese fa collaboravano con Wikileaks: il Guardian, il New York Times, El País, Der Spiegel e Le Monde. Quello che segue è un estratto del loro comunicato congiunto.
“Deploriamo la decisione di Wikileaks di pubblicare in modo integrale i cable del Dipartimento di Stato, che può mettere le loro fonti a rischio. I nostri precedenti accordi con Wikileaks si basavano sul fatto che avremmo pubblicato solo documenti revisionati e opportunamente editati. Continuiamo a difendere quel modello di collaborazione. Non possiamo però difendere la superflua pubblicazione dei dati integrali – e anzi, la condanniamo. La decisione di pubblicare i documenti integrali è stata di Julian Assange, sua e sua soltanto”.
Dopo pochi minuti dall’annuncio della pubblicazione, dato da Wikileaks su Twitter, la pagina con il motore di ricerca tra i cable è diventata irraggiungibile a causa del grosso traffico. Moltissime organizzazioni umanitarie, sindacati dei giornalisti, governi e organizzazioni diplomatiche avevano chiesto a Wikileaks di non pubblicare il materiale integrale. I documenti contengono i nomi di oltre 1.000 attivisti identificati dagli Stati Uniti come “in pericolo”. Altri 150 contengono i nomi di persone che hanno fornito agli Stati Uniti informazioni riservate sul governo del loro paese. I documenti, scrive il Guardian, includono anche i nomi di dissidenti perseguitati dai propri governi, vittime di reati a sfondo sessuale e informazioni sensibili riguardo diverse infrastrutture governative.
Wikileaks ha pubblicato i cable dopo aver condotto una specie di “sondaggio” tra gli iscritti al suo account Twitter, chiedendo loro se avrebbero voluto o no la pubblicazione dei documenti diplomatici in formato integrale. Wikileaks non ha detto né quanti voti ha ricevuto né come le persone si sono espresse, ma ha detto che hanno stravinto i sì e per questo ha pubblicato i file. Reporters Senza Frontiere ha rimosso il motore di ricerca dei cable che aveva inserito sul suo sito in solidarietà con Wikileaks, revocando quindi il suo sostegno all’organizzazione di Julian Assange e motivando la sua decisione con le “ripercussioni” che questo potrebbe avere su “attivisti e informatori”.
Un file di Wikileaks contenente le versioni originali dei dispacci diplomatici, quindi completo di nomi e cognomi di informatori e collaboratori delle ambasciate statunitensi, circolava online già da qualche tempo e, secondo il giornale tedesco Spiegel, era finito online per errore, in conseguenza dei burrascosi rapporti tra il responsabile di Wikileaks e il suo ex portavoce tedesco Daniel Domscheit-Berg.
Alcuni mesi prima di diffondere i dispacci diplomatici, nell’estate del 2010 Assange aveva caricato su un server il file contenente tutti i cable protetti da una password. Successivamente, la parola di accesso era stata condivisa con un contatto esterno dell’organizzazione per consentirgli di accedere al file ed esaminare il materiale. Quando a settembre Domscheit-Berg decise di abbandonare l’organizzazione – l’ex portavoce dice di essere stato cacciato – scaricò e rimosse dal server di Wikileaks diversi documenti, compreso il file contenente tutti i dispacci. Assange non aveva quindi più alcun accesso al materiale originale.
Verso la fine del 2010, quando ormai le versioni dei cable redatte e con i nomi omessi erano state pubblicate da diversi giornali, Domscheit-Berg decise di restituire alcuni dei file che aveva portato via con sé ad Assange. Per precauzione, alcuni sostenitori dell’organizzazione decisero di diffondere il file protetto da password in Rete, per creare una sorta di archivio pubblico. Gli autori dell’iniziativa ignoravano però che il file compresso contenesse al suo interno una cartella con le versioni originali dei cable, con nomi e cognomi delle fonti delle ambasciate. Il file si diffuse rapidamente, ma mancando la password per accedervi nessuno riuscì a leggere il suo contenuto.
Nella primavera di quest’anno le cose sono però cambiate. Il contatto esterno cui Assange aveva dato la password ha deciso di renderla pubblica, ignorando che una delle conseguenze sarebbe stata la possibilità di accedere al file contenente gli originali dei dispacci. L’errore è rimasto segreto per mesi, fino a quando OpenLeaks, l’organizzazione rivale di Wikileaks creata da Domscheit-Berg, non ha deciso di rendere nota la vicenda per dimostrare come i dati in mano all’organizzazione di Assange non siano sufficientemente al sicuro.
foto: BEN STANSALL/AFP/Getty Images