Perché Tarantini è stato arrestato
L'imprenditore che portava le ragazze alle feste di Palazzo Grazioli è accusato di avere ricattato Berlusconi e avergli estorto un bel po' di soldi
Questa mattina l’imprenditore barese Giampaolo Tarantini è stato arrestato a Roma insieme a sua moglie, Angela Vevenuto. Insieme a loro due, la procura di Napoli ha richiesto anche l’arresto di Walter Lavitola, imprenditore, editore e direttore dell’Avanti!. I tre sono accusati di avere estorto 500.000 euro al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. La storia comincia da lontano e ha che fare con una vicenda che qualche anno fa ha molto interessato la politica italiana, quella della escort Patrizia D’Addario e delle sue frequentazioni di Palazzo Grazioli, residenza romana del PresdelCons.
Chi è Giampaolo Tarantini
Tarantini ha 36 anni e fa l’imprenditore, principalmente attraverso un’azienda di fornitura di servizi ospedalieri che ha ereditato dal padre e che si chiama Tecnohospital, e in alcune altre aziende sempre nel settore della sanità. Il suo nome arriva sulle pagine dei giornali nell’estate del 2009, quando si racconta di un’inchiesta della procura di Bari sull’assegnazione di alcuni appalti nel settore della sanità. Nel corso di quelle indagini vengono fuori delle intercettazioni telefoniche in cui Tarantini parla delle feste che organizzava a casa del premier. E salta fuori il nome di una donna, ex candidata al consiglio comunale di Bari, che si chiama Patrizia D’Addario e che nel giro di pochi giorni racconta alla stampa quello che dice di sapere.
Patrizia D’Addario
D’Addario racconta di avere ricevuto dei soldi – nonché la stessa candidatura alle amministrative – grazie alla sua partecipazione ad alcune feste a casa di Berlusconi. Giampaolo Tarantini sarebbe, dice, l’uomo che teneva i contatti con lei e altre ragazze, portandole alle feste dietro il pagamento di una somma in denaro. La procura di Bari apre un’inchiesta anche per induzione alla prostituzione. L’inchiesta è ancora in corso, nel frattempo Tarantini è stato undici mesi agli arresti domiciliari e lo scorso giugno è stato condannato a due anni e due mesi di reclusione per detenzione ai fini di spaccio di cocaina. L’arresto di oggi è stato chiesto dalla procura di Napoli, e i fatti sono soltanto laterali a quelli su cui sta indagando la procura di Bari.
L’accusa di estorsione
Il giudice per le indagini preliminari di Napoli, Amelia Privitera, ha accettato la richiesta di custodia cautelare della procura di Napoli nei confronti di Tarantini, di sua moglie e di un’altra persona già nota alle cronache politiche degli scorsi mesi: Walter Lavitola, direttore del quotidiano L’Avanti!. In sostanza, la procura accusa Tarantini di avere ricattato Berlusconi e avere ricevuto dei pagamenti in denaro perché dicesse che Berlusconi non sapeva che le ragazze fossero pagate – come il premier ha sempre sostenuto – e perché Tarantini chiedesse il patteggiamento, in modo da evitare un processo che avrebbe messo in imbarazzo il premier (ci sono agli atti numerose intercettazioni telefoniche). La procura sostiene che Tarantini negli ultimi mesi avrebbe ottenuto dal premier 500.000 euro e uno stipendio da 20.000 euro al mese, nonché il pagamento delle spese legali e l’affitto di un appartamento nel centro di Roma.
Che cosa c’entra Lavitola
Walter Lavitola, secondo la procura, avrebbe fatto da mediatore tra Tarantini e l’entourage del presidente del Consiglio. Il Corriere della Sera scrive che “il sospetto della Procura è che Lavitola in questa situazione non abbia agito in modo trasparente, trattenendo per sé 400 dei 500 mila euro che avrebbe dovuto veicolare a Tarantini. Una ricostruzione che sembra essere giustificata da alcune telefonate con il direttore dell’Avanti! e di quest’ultimo con diversi suoi collaboratori”. L’arresto di Lavitola non è ancora stato formalizzato, dato che questo si trova all’estero (ma dice al telefono di non essere latitante e di essere disposto a “collaborare pienamente” con i pm).
Che cosa dice Berlusconi
L’ultimo numero di Panorama ha pubblicato alcuni commenti di Berlusconi alla vicenda. Il premier non nega di avere pagato Tarantini ma dice di averlo fatto perché questo e la sua famiglia erano “in gravissime difficoltà economiche”. Berlusconi dice di non avere fatto “nulla di illecito” e di essersi “limitato ad assistere un uomo disperato non chiedendo nulla in cambio”. Alcune intercettazioni, diffuse oggi dalla stampa, sembrano raccontare una storia un po’ diversa. Lavitola e Tarantini, scrive il Corriere, “sembravano incitarsi: «Dobbiamo tenere sulla corda il presidente Berlusconi fino a metterlo con le spalle al muro». E ancora: «metterlo in ginocchio, «andargli addosso», «tenerlo sotto pressione»”. Per questo la procura dice che si è trattato di estorsione.
L’inchiesta
Ci sono agli atti una cinquantina di telefonate, i pm dicono che Lavitola e Tarantini parlano “un linguaggio in codice” e che usano la parola “foto” per parlare di somme di denaro. Ce le ha la procura di Napoli, ma potrebbero presto cambiare mani. Per ragioni di competenza territoriale, infatti, l’inchiesta potrebbe essere presto trasferita in un’altra sede. Probabilmente Roma.