«Se uno ha fatto politica perché ci ha creduto…»
Due mandati al massimo su tutte le cariche pubbliche, pagarsi la pizza, non usare la carta di credito istituzionale: Giuliano Pisapia spiega come affronta lui la questione etica
Concita De Gregorio ha intervistato per Repubblica il sindaco di Milano Giuliano Pisapia a proposito del caso Penati, della “diversità etica” della sinistra e di come tenere alla larga le tentazioni di scavalcare le regole di correttezza.
Sindaco Pisapia, parliamo di questione morale. Lei crede nella “diversità etica” della sinistra?
“Esiste, è esistita una diversità etica. Negli ultimi anni si è affievolita. In generale però di fronte a problemi etici la sinistra, tendenzialmente, non contrasta la magistratura, non scrive leggi ad personam. Chi è accusato va a processo e pur difendendosi non contrasta l’accertamento della verità. Si sospende o si dimette. Viene allontanato e non difeso a priori”.
Parliamo del caso Penati. Non crede che possa alimentare l’opinione popolare, già piuttosto diffusa, che chi è al potere finisce per comportarsi allo stesso modo indipendentemente dall’appartenenza politica?
“Vedo la sfiducia generalizzata nei confronti dei partiti, la vedo arrivare ai livelli del ’92, delle monetine a Craxi, ma non credo ci sia continuità con quell’epoca. Allora c’era un sistema che coinvolgeva chi più chi meno tutti i partiti, a parte le ali estreme. Dal Pci alle forze di governo, un sistema di finanziamento della politica generalizzato. E’ finito. C’è stato un periodo, dopo il ’94-’95, di rinnovata moralità della politica. Penso al governo Prodi e agli anni successivi. Poi sono di nuovo sorte situazioni di potere che hanno determinato illeciti. Il problema è la permanenza al potere. Sono convinto che la soluzione sia la rotazione degli incarichi: ferma, tassativa. Nessuno dovrebbe avere troppo a lungo a che fare col potere. Parlamentari, consiglieri, enti pubblici. Due mandati al massimo, senza deroghe. Rotazione della classe dirigente. Cambiamento”.
Eliminare la tentazione, che fa l’uomo ladro.
“C’è quel detto, a che serve il potere se non se ne abusa? A forza di star dentro al Palazzo si rischia di confonderlo con la realtà. Lo dico per esperienza. Ho rifiutato il terzo mandato da parlamentare. Quando ero in Parlamento ho rimandato indietro le tessere per il cinema, per lo stadio. E’ dai piccolissimi privilegi che si insinua quella sensazione di essere diversi, di aver accesso a una dimensione di gratuità e di guadagno in cui fiorisce la questione morale. E’ dalle piccolissime cose che inizia: se vado in pizzeria pago, sempre. Non si possono confondere conti pubblici con conti privati”.
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