Wikileaks pubblica i nomi delle fonti diplomatiche
Circola online un file - pubblicato accidentalmente, pare - con i nomi degli informatori dei diplomatici statunitensi, e alcuni ora rischiano
Un file di Wikileaks contenente le versioni originali dei dispacci diplomatici, quindi completo di nomi e cognomi di informatori e collaboratori delle ambasciate statunitensi, circola online da diversi mesi e rischia di mettere in pericolo la vita di numerosi attivisti e giornalisti che hanno collaborato con la diplomazia degli Stati Uniti. Secondo il giornale tedesco Spiegel, il file che contiene le versioni originali dei 251.000 cable diffusi a novembre del 2010 dall’organizzazione di Assange sarebbe finito online per errore, e sarebbe una conseguenza dei burrascosi rapporti tra il responsabile di Wikileaks e il suo ex portavoce tedesco Daniel Domscheit-Berg.
Alcuni mesi prima di diffondere i dispacci diplomatici, nell’estate del 2010 Assange aveva caricato su un server il file contenente tutti i cable protetti da una password. Successivamente, la parola di accesso era stata condivisa con un contatto esterno dell’organizzazione per consentirgli di accedere al file ed esaminare il materiale. Quando a settembre Domscheit-Berg decise di abbandonare l’organizzazione – l’ex portavoce dice di essere stato cacciato – scaricò e rimosse dal server di Wikileaks diversi documenti, compreso il file contenente tutti i dispacci. Assange non aveva quindi più alcun accesso al materiale originale.
Verso la fine del 2010, quando ormai le versioni dei cable redatte e con i nomi omessi erano state pubblicate da diversi giornali, Domscheit-Berg decise di restituire alcuni dei file che aveva portato via con sé ad Assange. Per precauzione, alcuni sostenitori dell’organizzazione decisero di diffondere il file protetto da password in Rete, per creare una sorta di archivio pubblico. Gli autori dell’iniziativa ignoravano però che il file compresso contenesse al suo interno una cartella con le versioni originali dei cable, con nomi e cognomi delle fonti delle ambasciate. Il file si diffuse rapidamente, ma mancando la password per accedervi nessuno riuscì a leggere il suo contenuto.
Nella primavera di quest’anno le cose sono però cambiate. Il contatto esterno cui Assange aveva dato la password ha deciso di renderla pubblica, ignorando che una delle conseguenze sarebbe stata la possibilità di accedere al file contenente gli originali dei dispacci. L’errore è rimasto segreto per mesi, fino a quando OpenLeaks, l’organizzazione rivale di Wikileaks creata da Domscheit-Berg, non ha deciso di rendere nota la vicenda per dimostrare come i dati in mano all’organizzazione di Assange non siano sufficientemente al sicuro.
Der Freitag, un altro giornale tedesco, ha confermato di essere riuscito a scaricare online il file da 1,73 GB protetto da password. Successivamente i suoi giornalisti hanno trovato senza troppe difficoltà la parola di accesso e hanno potuto visualizzare l’intero contenuto del file compresso. Der Freitag ha confermato che l’archivio contiene anche gli originali dei dispacci, con nomi e cognomi di molti collaboratori, la cui vita potrebbe essere ora in pericolo in molti paesi del mondo.
La vicenda dell’archivio con gli originali finito online ha messo in allarme diverse organizzazioni di attivisti e il Dipartimento di Stato americano, che segue con grande attenzione la pubblicazione di nuovi documenti da parte di Wikileaks. Negli ultimi giorni l’organizzazione ha diffuso una nuova serie di 134.000 dispacci diplomatici facendo a meno della collaborazione dei giornali, a differenza di quanto era avvenuto lo scorso novembre con il rilascio della prima ondata di cable. Come spiega il New York Times, l’impressione è che l’ultima serie di dispacci non sia stata rivista approfonditamente dall’organizzazione: molti documenti recano in chiaro i nomi degli informatori delle ambasciate, dati che solitamente vengono omessi per proteggere l’incolumità delle fonti.
Tra i personaggi a rischio identificati fino a ora ci sono un funzionario delle Nazioni Unite che lavora nell’Africa occidentale e un attivista per i diritti umani in Cambogia. Entrambi avevano condiviso informazioni con i diplomatici statunitensi, convinti che le loro identità non sarebbero mai state rivelate. Wikileaks si difende dicendo di aver accelerato la diffusione dei cable per aumentare il loro impatto mediatico e dimostrare che l’organizzazione continua a funzionare, a differenza di quanto ipotizzato negli ultimi mesi in seguito alla mancata pubblicazione di nuovo materiale. In un duro messaggio su Twitter, l’organizzazione ha anche criticato l’articolo del New York Times, definendolo un giornale impazzito e malvagio. L’idea di Wikileaks rimane quella di coinvolgere gli utenti del Web, invitandoli a leggere i dispacci e a segnalare i passaggi più interessanti, tagliando fuori giornali e altri mezzi di comunicazione.