Gli scontri in Sudafrica per Julius Malema
Il giovane e controverso politico sudafricano è oggetto di un'udienza disciplinare, fuori dalla sede del partito c'è parecchia tensione
Oggi, martedì mattina, a Johannesburg ci sono stati degli scontri tra la polizia sudafricana e i sostenitori di Julius Malema, il leader della sezione giovanile del Congresso Nazionale Africano (ANC) – il partito al governo in Sudafrica – particolarmente famoso per il suo populismo e per le sue posizioni estreme e razziste. Malema si trovava nel quartiere generale dell’ANC a Johannesburg par partecipare a un’udienza disciplinare del partito a suo carico. I vertici dell’ANC accusano Malema di voler dividere il partito e di aver messo in imbarazzo il governo per aver detto di voler rovesciare il governo democraticamente eletto di Ian Khama nel vicino Bostwana. Durante l’udienza i leader del partito potrebbero anche decidere di espellere Malema.
I sostenitori di Malema hanno cercato di raggiungere il palazzo dell’ANC e quando la polizia ha cercato di fermarli hanno iniziato a lanciare dei sassi contro le forze dell’ordine, che hanno risposto aprendo gli idranti e sparando dei proiettili di gomma. Al momento i sostenitori di Malema si trovano ancora vicino al palazzo, gridando slogan e incendiando cumuli di spazzatura.
Malema era stato molto vicino alle posizioni del presidente sudafricano Jacob Zuma ma dallo scorso anno ha iniziato a criticarlo apertamente, venendo più volte ripreso dal partito, e secondo molti aspira a prendere il suo posto come leader dell’ANC. Negli ultimi tempi Malema sta diventando sempre più popolare grazie a una violenta propaganda populista. Si scaglia contro i bianchi dicendo che hanno rubato tutto alla popolazione nera e che lo devono restituire fino all’ultimo centesimo. Parla di nazionalizzazione forzata di banche e miniere, sul modello di quanto accaduto in Zimbabwe. E cita spesso come modelli Fidel Castro, Muammar Gheddafi e Robert Mugabe. Il leader del partito dell’opposizione Alleanza Democratica, Helen Zille, lo ha definito un “dittatore in standby” e molti altri analisti hanno espresso preoccupazioni rispetto alle possibili conseguenze della sua ascesa politica. È stato criticato anche dal suo partito per aver cantato una canzone razzista dell’epoca dell’apartheid, “Shoot the Boer” (spara al contadino bianco), nonostante il partito gli avesse ordinato di non farlo.