Il governo danese rischia
Il primo ministro Rasmussen ha indetto elezioni anticipate per il 15 settembre, ma i sondaggi danno vincente la sua rivale socialdemocratica
Il primo ministro danese Loekke Rasmussen, alla guida di una coalizione di centrodestra dal 2009 (successe al suo omonimo Anders Fogh Rasmussen, divenuto segretario generale della NATO) ha indetto venerdì le elezioni anticipate per il rinnovo del parlamento del suo paese, fissandole al 15 settembre prossimo. Ma la sua coalizione – il centrodestra guida la Danimarca da dieci anni – rischia molto, con i sondaggi che danno in vantaggio l’opposizione socialdemocratica guidata da Helle Thorning-Schmidt, che potrebbe diventare la prima donna primo ministro nella storia del paese.
Rasmussen vuole ottenere l’appoggio popolare al suo progetto di riforma economica destinato ad affrontare la grave crisi che riguarda la Danimarca (entrato, unico paese scandinavo, in una recessione dall’inizio dell’anno), contestato anche da parte dei suoi stessi alleati di estrema destra del Partito Popolare Danese, che avevano spinto per le recenti norme anti-immigrazione tra le più restrittive in Europa: senza il loro appoggio il partito Liberale di Rasmussen oggi non ha i numeri per ottenere la maggioranza. L’opposizione per contro annuncia un suo progetto basato su investimenti pubblici, energie rinnovabili e fondi all’educazione e alla sanità.
Domenica c’è stato un vivace dibattito televisivo tra i candidati, con i giornali e gli spettatori che si sono incuriositi alla mossa scenografica di Rasmussen di abbandonare il suo podio per andare ad ascoltare l’intervento della sua rivale a pochi passi da lei (Al Gore fece una cosa del genere durante un dibattito con George W. Bush, nel 2000).