I ribelli avanzano verso Sirte
La guerra continua con nuovi scontri nella città di Gheddafi, ma del leader libico non c'è traccia
Aggiornamento, 18:45 – I ribelli hanno detto di aver conquistato Bin Jawad, una cittadina di circa 8.000 abitanti a 140 km da Sirte. Sporadici combattimenti sono avvenuti oggi a Tripoli e nell’area a sud di Misurata.
Mustafa Abdel Jalil, presidente del Consiglio Nazionale di Transizione dei ribelli, ha detto oggi durante una conferenza stampa di non avere alcun indizio consistente su dove si possa trovare Gheddafi. L’Algeria ha smentito che la notizia secondo cui un convoglio di sei auto (che avrebbe potuto trasportare anche Muammar Gheddafi) sia entrato nel paese.
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Continua la concentrazione di uomini e mezzi militari dei ribelli nei pressi di Sirte, circa a metà della costa mediterranea libica, città natale di Muammar Gheddafi e uno dei principali centri della resistenza delle forze a lui fedeli. Sirte è stata colpita ieri da decine di attacchi aerei NATO, mentre è circolata la voce che il colonnello possa essersi rifugiato nella città. I ribelli ci si stanno avvicinando sia da ovest che da est, lungo la costa. L’altra zona principale ancora saldamente in controllo delle forze fedeli a Gheddafi è quella di Sebha (o Sabha) al centro del deserto libico.
Cosa è successo nelle ultime ore
Sul fronte militare, i ribelli hanno conquistato il posto di confine di Ras Ajdir, al confine tra Libia e Tunisia. I ribelli si sono assicurati così il controllo di un’importante via di rifornimento che arriva alla capitale Tripoli da ovest.
A Tripoli, i ribelli stanno percorrendo sistematicamente la città per individuare i cecchini e le sacche di resistenza rimaste, spingendo i resti delle forze fedeli a Gheddafi verso le aree a sud e a sudest della città. La zona dell’aeroporto è ancora sotto il tiro dell’artiglieria di Gheddafi, che spara da posizioni più a est. Il governo provvisorio dei ribelli, il Consiglio Nazionale di Transizione, ha iniziato un parziale trasferimento nella capitale (fino a ieri aveva sede a Bengasi), spostando alcuni uffici e tenendo una conferenza stampa. La città sta soffrendo di interruzioni della fornitura idrica e elettrica, mentre negli ospedali scarseggiano le medicine.
Nella zona di Abu Salim, nella capitale, sono state trovate decine di cadaveri in un ospedale. Non sono chiare le cause della morte. Abu Salim è anche la zona dove si trova il carcere di massima sicurezza da cui sono stati liberati pochi giorni fa decine di detenuti: secondo quanto riporta il Corriere della Sera, nella prigione si trovavano anche tre detenuti italiani, in Libia per motivi non ancora chiariti e arrestati un mese fa dalle forze di Gheddafi nella zona del confine con la Tunisia.
Una giornalista dell’Irish Times ha trovato nel complesso residenziale di Bab al-Aziziya quelle che sembrano essere le prove definitive che Hana, la figlia di Gheddafi dichiarata morta negli attacchi aerei su Tripoli del 1986, sia viva e abbia vissuto a Tripoli, lavorando nel settore medico.
Il fronte diplomatico
Sul fronte diplomatico, il Consiglio per la Pace e la Sicurezza dell’Unione Africana, riunitosi ieri ad Addis Abeba in Etiopia, ha rifiutato di riconoscere il Consiglio Nazionale di Transizione come l’unico rappresentante ufficiale della Libia. Il Consiglio per la Pace e la Sicurezza è un organismo ricalcato sul Consiglio di Sicurezza dell’ONU all’interno dell’Unione Africana, l’organizzazione internazionale che riunisce tutti gli stati del continente africano (eccetto il Marocco). Gheddafi è da sempre uno dei maggiori sostenitori e finanziatori dell’Unione Africana. Attualmente, il governo del CNT è riconosciuto da 40 paesi.
La dichiarazione ufficiale del Consiglio per la Pace e la Sicurezza, arrivata al termine di un vertice molto combattuto, chiede che nel governo transitorio entrino a far parte anche alcuni rappresentanti dei sostenitori di Gheddafi. Jacob Zuma, presidente del Sudafrica, ha detto che l’UA non riconoscerà alcun nuovo governo finché in Libia saranno in corso combattimenti.
Uno dei principali obiettivi dei ribelli sul fronte diplomatico è, da qualche giorno, ottenere che al CNT siano consegnati alcuni dei miliardi di dollari collegati a Gheddafi o al suo governo e congelati all’estero dall’inizio del conflitto. La consegna del denaro al CNT, che deve essere decisa dall’ONU ed è fortemente sostenuta da Stati Uniti e Regno Unito, ha finora incontrato la ferma opposizione del Sudafrica. Circa 1,5 miliardi di dollari sono già stati sbloccati, ma il CNT ha posto la stima dei fondi necessari a 5 miliardi.
foto: AP Photo