Hana Gheddafi è viva?
Oggetti e documenti trovati a Bab al-Aziziya dicono che la figlia adottiva di Gheddafi, che si credeva uccisa dai bombardamenti statunitensi del 1986, è viva - ed è in questa foto
Un’inviata del principale quotidiano irlandese, The Irish Times, ha trovato nel complesso residenziale della famiglia Gheddafi di Bab al-Aziziya, a Tripoli, alcuni documenti che testimonierebbero che Hana Gheddafi non sarebbe morta nell’attacco aereo statunitense contro la capitale libica del 1986. La storia di Hana Gheddafi e dei dubbi sulla sua morte è molto lunga e con tanti aspetti poco chiari. Vale la pena provare a ricostruirla dall’inizio.
Il raid aereo su Tripoli e Bengasi
Nella notte tra il 4 e il 5 aprile 1986 una bomba esplose nella discoteca di Berlino Ovest La Belle, abitualmente frequentata da soldati statunitensi. L’esplosione uccise tre persone, due sergenti delle forze armate statunitensi e una donna turca. Circa 230 persone rimasero ferite. Il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, dopo che vennero intercettati messaggi tra la Libia e l’ambasciata libica di Berlino Est che si congratulavano per la buona riuscita dell’attentato, ordinò che venissero effettuati alcuni attacchi aerei contro le città libiche di Tripoli e Bengasi.
Tra i diversi obiettivi dell’attacco, per la maggior parte strutture aeree e militari, ci fu anche il complesso di Bab al-Aziziya, in cui abitava la famiglia Gheddafi. Avvertito da una telefonata poco tempo prima dell’arrivo degli aerei (probabilmente fatta dal primo ministro italiano Bettino Craxi), il leader libico fuggì dal complesso e scampò al bombardamento insieme ai suoi parenti. Gli attacchi uccisero circa 60 militari e civili libici, due piloti statunitensi morirono in un F-111 abbattuto dalla contraerea.
Dopo l’attacco, tuttavia, il regime annunciò che le bombe statunitensi avevano ucciso Hana Gheddafi, una bambina di un anno o un anno e mezzo (l’età non venne mai chiarita con precisione) adottata dal colonnello e che era rimasta a Bab al-Aziziya. Il suo cadavere venne mostrato alla giornalista statunitense Barbara Slavin del quotidiano Usa Today.
L’attacco aereo e l’uccisione di Hana divennero uno degli avvenimenti centrali della propaganda del regime e dei discorsi di Gheddafi contro gli stati occidentali: alcune stanze del complesso vennero conservate intatte per testimoniare le distruzioni, vennero costruiti monumenti per ricordare il bombardamento (tra cui il pugno che stritola un aereo che compare in molte foto di questi giorni) e per il ventesimo anniversario dell’attacco, nel 2006, il regime intitolò alla memoria di Hana la “Festa della Libertà e della Pace” per commemorare l’evento.
I dubbi sulla morte di Hana Gheddafi
Prima del bombardamento, nessuno aveva mai sentito parlare dell’esistenza di un’altra figlia di Gheddafi, naturale o adottata, oltre a Aisha (nata nel 1977). Barbara Slavin, l’inviata di Usa Today, suggerì che Gheddafi avesse adottato la bambina “post mortem”, dopo i bombardamenti, in modo da poter usare il fatto per motivi propagandistici.
Negli anni successivi alcuni oppositori di Gheddafi misero in dubbio che Hana fosse mai esistita, mentre emersero alcuni rari indizi che una ragazza di nome Hana Gheddafi facesse effettivamente parte della famiglia Gheddafi e fosse viva: nel giugno del 1999 l’agenzia di stampa ufficiale cinese parlò di un pranzo a Città del Capo, in Sudafrica, con Nelson Mandela, a cui parteciparono “la moglie di Gheddafi, Safia Farkash al-Barassi, e le figlie di Gheddafi Aisha e Hana”. Comparvero anche foto dell’incontro che ritraevano una giovane ragazza insieme a Safia e Aisha.
La storia di Hana Gheddafi è tornata di attualità a febbraio dello scorso anno, quando un articolo del settimanale tedesco Welt am Sonntag ha pubblicato un’ordinanza di un tribunale svizzero che elencava 23 membri della famiglia Gheddafi possessori di beni in Svizzera. Il settimo posto della lista era occupato da una Hana Gheddafi, nata l’11 novembre 1985. I funzionari svizzeri dichiararono che “c’è un motivo se il nome compare nella lista, ma non lo riveleremo pubblicamente”. Da anni nei circoli diplomatici di Tripoli circolava una voce secondo cui Hana Gheddafi avesse studiato medicina e fosse diventata un medico a Tripoli, con incarichi importanti all’interno del Ministero della Salute.
Le successive ricerche del Welt am Sonntag, pubblicate all’inizio di agosto 2011, sostennero che Hana era stata a Londra a fare shopping nel 2003, e in quella gita venne seguita dagli agenti del servizio segreto britannico MI5. Né il ministro degli esteri britannico né i servizi segreti hanno confermato o smentito la circostanza.
Pochi giorni dopo la lunga inchiesta del periodico tedesco, il quotidiano britannico Daily Telegraph disse di aver visto alcuni documenti custoditi nell’ambasciata libica di Knightsbridge, a Londra. Tra le carte, ci sarebbero state le prove che nell’aprile 2008 l’ambasciata organizzò un breve viaggio di un dentista londinese, Stephen Hopson, per curare a Tripoli una paziente di nome Hana Gheddafi. Hopson, interrogato dal giornale, rifiutò di fornire alcun dettaglio su suoi coinvolgimenti con il governo libico.
I nuovi documenti a Bab al-Aziziya
E arriviamo alla scoperta di Mary Fitzgerald, l’inviata dell’Irish Times, pubblicata oggi sul sito del quotidiano irlandese, che sembrano lasciare pochi dubbi sul fatto che Hana Gheddafi sia ancora viva, conosca molto bene l’inglese e abbia studiato da medico. Girando ieri per le stanze del complesso residenziale di Bab al-Aziziya, la giornalista è entrata in quello che sembrava un soggiorno o uno studio. Dentro ha trovato un cofanetto di DVD di Sex and the City, qualche cd dei Backstreet Boys e trattamenti anticellulite. Sugli scaffali, testi di medicina, copie del Libro verde di Muammar Gheddafi, ma soprattutto immagini di una ragazza sui vent’anni vestita in abiti da medico e alcuni documenti.
Tra questi, il foglio che registrava un esame in una facoltà di medicina libica, firmata “Hana Muammar Gheddafi” in arabo, e un certificato del British Council datato 19 luglio 2007 che attestava il risultato finale (una “A”) ottenuto da Hana Muammar Gheddafi in un corso di inglese nella sede di Tripoli del centro linguistico. Una piccola busta indirizzata alla “signorina Hana Muammar, stanza 510” conteneva un biglietto firmato da Mohamad Azwai, che si dichiarava ambasciatore libico nel Regno Unito, che augurava a Hana un piacevole soggiorno a Londra.
La foto dell’incontro del 6 giugno 1999 tra il presidente sudafricano Nelson Mandela e alcuni familiari di Gheddafi. Da destra, la moglie di Gheddafi, Safia, la first lady sudafricana Graca Machel, Hana Gheddafi (secondo l’agenzia di stampa cinese Xinhua), Nelson Mandela e Aisha Gheddafi.
foto: AP Photo/Obed Zilwa