Meglio la casa di un commendatore brianzolo
Il reportage da Tripoli di Mimmo Cándito, che ha visitato la residenza di Muammar Gheddafi traendone una chiara impressione
Nel suo nuovo reportage da Tripoli, Mimmo Cándito racconta sulla Stampa l’avventurosa visita nel complesso di Bab al-Aziziya e nella residenza ora abbandonata di Muammar Gheddafi.
Ieri pomeriggio sono stato per quasi un’ora nella camera di Muammar Gheddafi, dentro il bunker di Bab al-Aziziya. Ho guardato e scrutato ogni angolo, ho preso un sacco di appunti, mi sono pure affacciato al suo balcone che pare quello di piazza Venezia. Sì, lo so bene, che questa mia visita non sembra una notizia; e invece «è» una notizia, anzi una grande notizia: significa semplicemente che, se un tizio qualunque può girare libero per la casa del Colonnello, allora la guerra di Libia è finita davvero.
Certo, si combatte ancora, e aspramente, e duramente, con cannonate e raffiche continue in molte parti della città. Ieri, verso il mezzodì ero salito all’ultimo piano del grattacielo che appartiene (apparteneva?) al primogenito di Gheddafi, Mohammed; mi ci ha accompagnato il signor Dhaki, che in qualche misterioso modo ha capito che ero un italiano e lui ha lavorato per alcuni anni nel nostro Paese e ne parla ancora la lingua. «Ecco, questo è il panorama più completo di Tripoli», e sorrideva soddisfatto per il favore che aveva fatto a un quasi connazionale.
Sotto di noi la città si stendeva immensa, appoggiata a Nord a un mare quieto e luminoso e, sull’altra parte, a un orizzonte di case basse e grigie: eppure, da quel corpaccione lontano, laggiù, salivano fino a questo terrazzo vicino al cielo il rombo cupo delle cannonate e, poi, i colpi in sequenza dei kalashnikov e dei cannoncini anticarro. Se ne vedevano anche le fiammate, che rompevano l’uniformità piatta del paesaggio e mostravano subito dove si stava combattendo, il quartiere di Abu Salim (Dhaki me li faceva vedere con la mano puntata), quello di al-Hadba, Furnaji e poi, più lontano, al-Badri. Ma soprattutto, la cittadellabunker di Bab alAziziya, l’ultimo rifugio di Gheddafi, il suo santuario, il cuore e l’orgoglio del suo potere.