Il miracolo brasiliano si è fermato?
Dopo anni di grande crescita quest'anno l'economia brasiliana si è contratta e oggi si ritrova invischiata nella crisi internazionale dei mercati
Dopo anni di forte crescita che avevano fatto parlare di un miracolo economico, anche il Brasile inizia a subire gli effetti della crisi che sta colpendo le principali economie del mondo. Lo scorso anno il paese ha fatto registrare una crescita del prodotto interno lordo del 7,5 per cento, ma stando agli ultimi dati riferiti al mese di giugno, l’economia brasiliana si è contratta per la prima volta dal 2008, l’anno in cui è iniziata la crisi finanziaria a livello globale. Secondo gli economisti, la crescita del PIL quest’anno si fermerà al di sotto del 4 per cento, un dato per il quale molti stati europei farebbero carte false in questo momento, ma che per il Brasile segna un notevole rallentamento e pone diversi interrogativi sulla capacità del paese di cavalcare i vantaggi della rapida crescita economica degli ultimi anni.
Le previsioni degli economisti si accompagnano a un anno deludente sul fronte delle contrattazioni in Borsa. Il mercato azionario del paese è stato fino a ora tra i peggiori in tutto il mondo e diverse società hanno deciso di ridurre i loro investimenti per fare fronte ai profitti più bassi del previsto.
Tra le principali cause del rallentamento dell’economia c’è la progressiva riduzione dei consumi, segnalano gli analisti di Reuters. Nel paese la classe media aveva favorito la crescita acquistando numerosi beni di consumo, dai televisori alle automobili, a ritmi molto sostenuti. Sull’onda della forte crescita in molti hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità, contraendo debiti che ora faticano a saldare e a cui cercano di far fronte riducendo al minimo i consumi di beni non essenziali.
Oltre al calo dei consumi il Brasile fatica ad attrarre nuovi investimenti e il nuovo presidente del paese, Dilma Rousseff, non è ancora riuscito a riformare il sistema fiscale, che potrebbe favorire l’arrivo di nuovi investitori e rilanciare la crescita. Su tutto questo si innesta poi la nuova depressione sui mercati e la crisi economica globale che ha ripreso forza, complicando i rapporti commerciali con l’estero.
L’andamento fortemente positivo dell’economia mantenuto fino a ora sta comunque aiutando il paese, che vive ancora di rendita grazie ai progressi raggiunti negli scorsi anni. La disoccupazione è molto bassa e secondo molti analisti con le giuste riforme Rousseff potrebbe ancora raggiungere l’obiettivo di far emergere dalla povertà 16 milioni di brasiliani entro il 2014. Le trivellazioni petrolifere al largo delle coste brasiliane sono in piena espansione e così anche la costruzione di grandi opere per dotare il paese di nuove infrastrutture, necessarie per rendere più rapidi e sicuri i trasferimenti di merci e persone. La crescita demografica sta diventando più equilibrata e il livello di indebitamento brasiliano è contenuto, altri fattori che potrebbero incidere positivamente sul futuro del paese.
Imprenditori, politici e investitori vedono però con nostalgia gli anni del boom vero e proprio e dovranno rivedere le loro aspettative sulla crescita dei prossimi mesi. La Federação das Indústrias do Estado de São Paulo, la più grande associazione di imprese del paese, si aspetta che investimenti previsti per 10,6 miliardi di dollari vengano rimandati, specialmente nel settore alimentare e in quello della produzione di macchinari. Se le previsioni sono corrette, il livello di investimenti potrebbe essere del dieci per cento inferiore rispetto allo scorso anno.
Sulla base di tutti questi elementi, analisti ed economisti stanno rivedendo sensibilmente le previsioni di crescita del prodotto interno lordo brasiliano per i prossimi anni. Per il 2012 la previsione è stata spostata dal 4,6 per cento al 3,5 e ci potrebbe essere un’ulteriore contrazione nel 2013 che porterebbe la crescita al 2,5 per cento. Nel breve periodo c’è il timore che l’economia possa contrarsi ulteriormente, dando risultati ancora più bassi già entro la fine dell’anno.
Naturalmente nessuno si aspettava che il Brasile replicasse il successo del 7,5 per cento dello scorso anno, tuttavia in pochi avevano immaginato una riduzione così marcata in breve tempo. Per tenere a bada i conti del paese, la Banca centrale brasiliana ha rivisto per cinque volte i tassi d’interesse del paese solo quest’anno, portandoli al 12,5 per cento, uno dei più alti al mondo. La classe medio-bassa ha subito più di tutte questa condizione riducendo notevolmente i consumi per la prima volta dopo otto anni in cui li aveva quintuplicati.
Secondo i più pessimisti, il Brasile è un aeroplano che riesce a rimanere in volo, ma con avarie pericolose ai propri motori. La produzione industriale ha iniziato a dare problemi un paio di anni fa a causa dei forti tassi di cambio e degli alti costi logistici per la gestione delle merci e il loro trasporto, specialmente all’interno del paese. Un altro importante motore che faceva viaggiare veloce l’aereo, quello della spesa delle singole famiglie che costituisce il 60 per cento dell’intera economia brasiliana, ha ridotto la potenza rendendo più instabile il viaggio.
Sul fronte politico le principali critiche sono per Dilma Rousseff, accusata di non aver ancora ridotto le tasse e le imposte nel paese, tra le più alte in tutto il mondo. Il presidente ha rinunciato a una riforma fiscale che avrebbe potuto incentivare gli investimenti, ancora molto bassi se confrontati con quelli degli altri paesi con economie emergenti. Il sostegno parlamentare inizia a vacillare anche a causa dei numerosi scandali per corruzione verificatisi all’interno del governo, che nelle ultime settimane hanno portato alcuni ministri a dimettersi.
Tra le sette principali economie dell’area, solamente il Venezuela crescerà più lentamente del Brasile quest’anno, dice il Fondo Monetario Internazionale. Nel 2012 il Brasile sarà con molta probabilità all’ultimo posto.