I problemi della scuola cilena
Il governo ha approvato un piano di riforma del sistema scolastico, ma le proteste continuano
Il governo cileno ha approvato il nuovo piano di riforma del sistema scolastico, ma le proteste ancora non si fermano. Il presidente Sebastian Pinera ha criticato duramente le manifestazioni degli studenti delle ultime settimane: «Tutti vogliamo educazione, sanità e molte altre cose gratis, ma vi vorrei ricordare che niente è gratis nella vita. C’è sempre qualcuno che deve pagare». Le proteste stanno coinvolgendo un numero sempre maggiore di persone e secondo gli ultimi sondaggi hanno portato la popolarità di Pinera al 26 percento, trasformandolo nel presidente meno popolare dall’inizio della democrazia, nel 1990.
Il sistema scolastico cileno, spiega l’Economist, è quello messo meno peggio in America Latina ma è comunque estremamente debole perché specchio delle profonde disuguaglianze sociali del paese. Soltanto i figli delle famiglie più ricche hanno accesso alle scuole migliori, di solito private, mentre i figli di quelle più povere devono accontentarsi delle malandate scuole pubbliche. Gran parte del costo dell’istruzione universitaria infatti è a carico delle famiglie: gli studenti che provengono dalla classe media devono spesso chiedere un prestito a una banca e in molti casi non riescono a ripagarlo una volta laureati. Il sistema fiscale inoltre favorisce le università private e non viene previsto alcun fondo per i comuni, che si devono occupare dell’educazione pubblica. Spesso la qualità dell’insegnamento pubblico è carente tanto che le famiglie che se lo possono permettere preferiscono mandare i figli nelle scuole private o all’estero.
Le manifestazioni sono iniziate due mesi fa quando studenti universitari e delle scuole superiori hanno deciso di abbandonare le lezioni e dato il via a una numerosa serie di marce, scioperi della fame, iniziative creative per chiedere una riforma radicale del sistema scolastico. Ieri il governo ha approvato un piano di riforma in 21 punti che prevede, tra le altre cose, un aumento dei finanziamenti alla scuola pubblica, una più accurata formazione degli insegnanti, un aumento del numero delle borse di studio e un aiuto per pagare i debiti degli studenti. Ma ha comunque escluso la possibilità che il Cile passi a breve a un sistema di istruzione totalmente gratuita. «Se dovessimo garantire educazione gratuita anche solo al dieci percento della popolazione, dovremmo tassare tutta la società, compresi i più poveri, per finanziare l’istruzione di pochi fortunati», ha detto Pinera.
Mentre la manovra veniva approvata ufficialmente la polizia si scontrava di nuovo con i manifestanti per le strade di Santiago. Altre 50 persone sono state arrestate ieri, 900 la scorsa settimana. I sindacati dei dipendenti pubblici e degli operai che lavorano in miniera hanno annunciato la loro intenzione di unirsi agli studenti, a dimostrazione del significato politico ormai assunto dalle proteste. Il Cile ha il reddito pro capite più altro di tutta l’America Latina, ma il più alto livello di diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza.