• Mondo
  • Giovedì 11 agosto 2011

Può andare molto peggio di così

Dieci modi plausibili in cui le cose nel mondo possono precipitare

I mercati che crollano, il debito pubblico di molti paesi che cresce, le violenze in Inghilterra, la repressione in Siria, la guerra in Libia, l’instabilità cronica in Afghanistan e Pakistan. Non è un gran periodo per il posto in cui viviamo, e molte di queste situazioni critiche, diciamo, non presentano grosse ragioni per essere ottimisti, almeno nel breve periodo. David J. Rothkopf su Foreign Policy elenca dieci modi in cui le cose nel mondo possono andare peggio: non sono tutti ugualmente probabili, ovviamente. Ma sono plausibili. E basta che alcuni di questi fatti si verifichino contemporaneamente perché le cose possano mettersi davvero male.

La crisi del debito europea potrebbe degenerare
Gli interventi per mettere in sicurezza le economie di Italia e Spagna potrebbero risultare inadeguati. Le banche continuerebbero a essere riluttanti a prestare denaro, le istituzioni europee continuerebbero a evitare riforme strutturali. Il default di uno di questi due paesi potrebbe significare la fine dell’euro, senza contare i rischi per chiunque abbia messo dei soldi in banca.

Le tensioni sociali potrebbero crescere
La profondità della crisi economica potrebbe acuire tensioni sociali già esistenti. I movimenti di protesta registrati in Spagna, in Grecia e in Israele potrebbero diffondersi e in alcuni casi diventare violenti, dando corpo a rivolte anarchiche come quelle accadute nei giorni scorsi in Inghilterra. La mancanza di lavoro e le spinte nazionalistiche potrebbero dare a queste rivolte anche dei connotati razzisti.

Gli Stati Uniti potrebbero entrare in recessione
È lo spettro della cosiddetta recessione double dip, di cui si parla molto in questi giorni e a cui l’Economist ha dedicato la copertina del suo ultimo numero. Il rallentamento dell’economia provocherebbe meno entrate fiscali, allontanando l’obiettivo del pareggio di bilancio. I governi di città e stati sarebbero costretti allo shutdown delle loro operazioni, sollecitando ulteriori misure di austerità. La crescita dell’ineguaglianza sociale genererebbe malumori e forse anche tumulti, mentre i mercati continuerebbero la loro corsa verso il basso.

Potrebbe esserci un contagio globale
Una contemporanea nuova recessione sia negli Stati Uniti che in Europa potrebbe tirarsi dietro il grosso delle nazioni mondiali. Le economie più fragili e indebitate, come quella giapponese dopo terremoto e tsunami, collasserebbero.

L’inflazione nei paesi emergenti
Anche i paesi da crescita a doppia cifra – i cosiddetti BRIC: Brasile, Russia, India, Cina – potrebbero soffrire di questa situazione, che porterebbe le loro valute a essere improvvisamente tra le più forti e affidabili in circolazione, rendendo le esportazioni più costose nel mondo sbagliato, e quindi deprimendole. Allo stesso modo, il mercato immobiliare o quello finanziario in alcune di queste nazioni potrebbe sgonfiarsi. Gli ultimi giorni di fatica dei mercati si sono fatti sentire anche in Brasile.

Il caos in Medio Oriente
L’instabilità e le rivolte di questi mesi potrebbero degenerare, anche perché a settembre è previsto l’atteso voto dell’assemblea generale dell’ONU sul riconoscimento ufficiale dello Stato palestinese. In Israele le cose sono già ora agitate come poche altre volte era successo, mentre l’Egitto potrebbe eleggere un presidente molto più anti-israeliano di Mubarak. Della Siria sappiamo. Il tutto succede mentre il prezzo del petrolio crolla, e con esso le entrate di molti regimi dittatoriali.

La crisi in Pakistan
Il debolissimo governo pakistano potrebbe essere decapitato o semplicemente invaso dagli uomini ai gruppi islamisti che operano ai confini con l’Afghanistan. Questo acuirebbe le tensioni con l’India, che nel frattempo avrebbe comunque i suoi problemi a tenere a bada i suoi mercati.

Un evento inaspettato
Un attentato terroristico. Un terremoto. Uno tsunami. Un uragano. L’eruzione di un vulcano – magari una di quelle che poi blocca i voli di mezzo mondo per una settimana. Un evento del genere può mettere in grossa difficoltà l’economia di un paese, e forse assestargli il colpo di grazia.

Un conflitto
Intorno al confine con la Russia, nell’Asia centrale, vicino la Turchia, in Africa o nel Medio Oriente le rivolte e le repressioni possono trasformarsi in conflitti, così come accaduto in Libia. Possono coinvolgere le più importanti potenze mondiali, così come accaduto in Libia, distraendole e indebolendole ulteriormente.