Quelli che hanno fotografato Londra
Le storie dei molti giornalisti e fotoreporter che hanno raccontato le violenze di questi giorni e ne sono stati colpiti (spesso a videocamere accese)
Le fotografie delle rivolte e delle violenze di questi giorni in Gran Bretagna hanno fatto il giro del mondo e sono un pezzo della storia: senza le immagini dei palazzi in fiamme, delle vetrine sfondate e dei negozi saccheggiati sarebbe stato ancora più complicato rendersi conto di quel che sta succedendo, che già adesso non è completamente chiaro. Scattare una fotografia in mezzo a una guerriglia non è facile, e ancora meno facile è scattare una buona fotografia: il reporter deve trovarsi molto vicino agli scontri e con l’attrezzatura, che a volte è anche molto ingombrante, non è semplice passare inosservati.
In questi giorni, racconta il Guardian, ci sono stati molti episodi di violenza contro giornalisti e fotografi, che sono stati rapinati e in alcuni casi anche picchiati. Domenica notte, nel quartiere di Brixton a Londra, tre saccheggiatori incappucciati hanno rubato una videocamera da quasi 3.000 euro a un reporter di guerra, appena tornato dalla Libia. Martedì un altro fotografo è stato picchiato da quattro ragazzi nel quartiere di Hackney, mentre a Birmingham altri due fotografi sono stati derubati, uno dopo un violento attacco subìto da una dozzina di ragazzi.
Fil Kaler, un giornalista freelance appena tornato dalla Libia, ha perso cinque ore di filmati dei disordini quando ha deciso di allontanarsi dalla polizia a Effra Road a Brixton per andare a filmare più da vicino i saccheggi iniziati dopo mezzanotte al centro commerciale Currys. Ben Stockman, un videoreporter, è stato aggredito fuori da casa mentre riprendeva due automobili della polizia distrutte. Un gruppo di teppisti lo ha aggredito con delle bottiglie per poi provare a entrare nella sua abitazione. Stockam è riuscito a fermarli e se l’è cavata con dieci punti. La telecamera è rimasta accesa per tutto il tempo.
«Lo schieramento della polizia era a 500 metri di distanza dal centro commerciale, impossibile ottenere un buono scatto da quella posizione. Era buio, c’era poca luce, così ho deciso di andare tra la folla», ha raccontato Kaler. «Lì in mezzo sapevo di non essere al sicuro così ho tenuto giù la telecamera, ho scattato un paio di fotografie con il cellulare e inviato qualche tweet, poi qualcuno mi ha dato un pugno in faccia e portato via tutta l’attrezzatura».
Molti fotografi, compresi quelli che lavorano per le agenzie, hanno cercato di rimanere in incognito, in alcuni casi usando macchine fotografiche ad alta definizione ma dalle dimensioni simili ai telefoni cellulari. Paul Lewis, il giornalista del Guardian che ha seguito da vicino i disordini, ha riferito che chiunque scattasse fotografie, anche con il cellulare, veniva subito circondato dai rivoltosi che gli chiedevano se era un poliziotto.
Due fotografi dell’agenzia Matrix sono stati rapinati domenica nei pressi di Bruce Grove a Tottenham. Senza rendersi conto del pericolo che stavano correndo, si sono separati e uno dei due si è trovato solo in mezzo agli scontri. Un gruppo di ragazzi lo ha circondato e dopo averlo buttato a terra ha iniziato a prenderlo a calci. A un certo punto uno dei teppisti ha gridato “Ok, ne ha avute abbastanza”. I ragazzi si sono allontanati, e lui è riuscito a scappare.
foto: AP Photo/Karel Prinsloo