Le navi italiane sequestrate dai pirati
Sono due, sono bloccate da mesi e non se la passano affatto bene
A largo della costa della Somalia due navi italiane sono da mesi ostaggio dei pirati. La Savina Caylyn, una petroliera della società Fratelli D’Amato, è stata catturata dai pirati somali l’8 febbraio del 2011. La Rosalia D’Amato, della Perseveranza Navigazione, è stata invece catturata il 21 aprile. Le trattative sono bloccate da più di due mesi e soltanto ieri una telefonata del comandante Giuseppe Lubrano dalla Savina Caylyn ha ridato speranza alle famiglie degli ostaggi. «Mangiamo un pugno di riso al giorno e qualche volta dei fagioli. L’acqua scarseggia e no ci laviamo da tre mesi. Men che meno laviamo le mutande. I negoziati si sono interrotti. Fate qualcosa, siamo disperati».
È stato il Corriere della Sera a mettersi in contatto per la prima volta dopo mesi con gli ostaggi della Savina Caylyn. I pirati erano partiti da una richiesta di riscatto di 20 milioni di dollari. Poi sono scesi a 14, ma la società armatrice ne ha offerti soltanto 7,5 e le trattative sono saltate. «I pirati non vogliono più avere niente a che fare con l’intermediario della Fratelli D’Amato», ha detto uno dei somali che fa da interprete a bordo della nave. «Dicono che li ha presi in giro. Non trattano più sui soldi. Vogliono 14 milioni, si può solo trattare su dove e come consegnarli».
I familiari sostengono che gli armatori si sono ormai disinteressati del loro destino e aspettano che siano i banditi a farsi vivi seguendo una logica puramente economica che però non tiene conto degli ostaggi e delle loro condizioni. Durante la telefonata il comandante Lubrano ha anche parlato delle difficili condizioni meteorologiche a causa dell’arrivo dei monsoni. «Stanno mettendo a dura prova la tenuta dell’unica ancora e a poco più di un miglio di distanza ci sono le secche. Se dovessimo andare alla deriva rischieremmo di incagliarci e rompere le stive. Ottantaseimila tonnellate di petrolio greggio potrebbero riversarsi nell’Oceano Indiano». Il Mattino oggi ha pubblicato una foto degli ostaggi della Savina Caylyn che i pirati avevano inviato via fax ai familiari delle vittime lo scorso giugno. Gli uomini sono seduti con le mani legate sotto la minaccia delle mitragliatrici dei pirati, tutti col volto coperto e con le cartucciere al collo.
Ancora più scarse le notizie sulla Rosalia D’Amato. I familiari degli ostaggi non vogliono parlare con i giornalisti, dicendo di voler rispettare le indicazioni date dalla Farnesina. Ma alcuni di loro stanno iniziando a perdere la pazienza e denunciano di essere stati abbandonati dallo Stato italiano. Lo stesso comandate Lubrano si è sfogato a lungo durante la telefonata di ieri: «Ci siamo rivolti a tutti. Dal presidente della Repubblica al presidente del Consiglio. Ora ci rivolgiamo ai giornali. Ci hanno detto di non parlare con i giornalisti perché avremmo reso le cose più difficili. Certo sarebbe stato più complicato abbassare il prezzo da pagare. Ma qui ci sono in gioco le nostre vite, mentre loro pensano al denaro. Questi non mollano, se non vengono pagati 14 milioni di dollari. Sono già scesi di 6 e ritengono di aver fatto abbastanza. Se risalgono a 20, restiamo incastrati qui. Noi vogliamo tornare a casa al più presto».
Oggi il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha assicurato che l’Unità di Crisi della Farnesina è impegnata da vicino nel seguire la vicenda del sequestro delle due navi, ma non ha dato nessuna notizia sulle trattative. Qualche giorno fa sulle pagine di Repubblica la famiglia di uno degli ostaggi della Savina Caylyn aveva scritto una lettera in cui ringraziava ironicamente lo Stato italiano per essersi presa cura dei suoi connazionali.