Chi rischia il prossimo downgrade?
Ci sono quattro paesi che rischiano il declassamento dalla massima valutazione delle agenzie di rating, quella con le tre A, e due sono molto grossi
Venerdì scorso l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha declassato la valutazione del debito pubblico a lungo termine degli Stati Uniti, portandolo dal valore massimo AAA ad AA+. La scelta dell’agenzia, contestata dalla Casa Bianca che ritiene vi siano stati errori di valutazione, ha spinto i singoli Stati e le istituzioni finanziarie ad avviare piani di acquisto di titoli di Stato e a fare nuove promesse sulla riduzione dei loro debiti, nel tentativo di tranquillizzare i mercati che fino a ora hanno reagito con un numero limitato di speculazioni e sedute di borsa altalenanti.
Dopo il declassamento degli Stati Uniti, molti analisti hanno iniziato a chiedersi quale possa essere il prossimo dei diciotto Stati destinato a perdere la terza A. Per evitare nuove speculazioni e reazioni negative del mercato, per ora Standard & Poor’s ha confermato le proprie ultime valutazioni, anticipando che gli Stati AAA offrono buone garanzie e hanno economie ancora stabili. Secondo molti analisti, però, nei prossimi mesi le cose potrebbero cambiare rapidamente portando a nuovi declassamenti.
Francia
È l’economia europea cui si guarda con maggiore attenzione in questi giorni. Il governo francese ha confermato di voler fare di tutto per mantenere le tre A, impegnandosi a seguire il proprio piano per la riduzione del deficit. La Francia è la seconda economia dell’eurozona dopo la Germania e un suo declassamento potrebbe avere pesanti conseguenze non solo per il paese, ma per gli stessi equilibri economici all’interno dell’area euro. Dei sei Stati europei che adottano l’euro e hanno la tripla A – oltre alla Francia, Austria, Austria, Finlandia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi – la Francia ha il rapporto più alto tra deficit e PIL e tra debito e PIL.
Il rapporto deficit/PIL della Francia nel 2009 era pari al 7,5 per cento ed è sceso al 7,1 per cento lo scorso anno. Il piano ambizioso del paese è legato a una sua netta riduzione quest’anno entro il 5,7 per cento. Il dato è comunque distante dalla media europea del 4,3 per cento e questo fa impensierire gli analisti. Il paese ha anche annunciato di voler raggiungere il 4,6 per cento nel 2012 e di arrivare al 3 per cento l’anno seguente. Il Fondo Monetario Internazionale ha richiesto politiche severe e rigorose per ottenere simili risultati, fondamentali per dare maggiore stabilità all’economia del paese, che paga circa 45 miliardi di dollari di interessi sul proprio debito.
Le misure per contenere il rapporto tra deficit e PIL potrebbero influenzare negativamente la crescita economica del paese. I dati sull’andamento del prodotto interno lordo nel secondo trimestre del 2011 saranno comunicati venerdì, ma secondo gli azionisti la crescita segnerà una sensibile riduzione dallo 0,9 per cento del primo trimestre allo 0,3 previsto per il secondo. Infine, parte delle scelte economiche potrebbero essere condizionate dalle elezioni presidenziali previste per la fine di aprile del prossimo anno. L’attuale presidente Nicolas Sarkozy mira alla rielezione e alcuni analisti temono possa adottare misure popolari nel breve periodo, ma potenzialmente dannose per l’economia del paese nei prossimi anni.
Gran Bretagna
Il rapporto tra deficit e PIL e debito/PIL della Gran Bretagna è superiore a quello della Francia, ma le preoccupazioni maggiori degli analisti per il paese sono legate alla debole crescita economica. Lo scorso giugno Moody, un’altra agenzia di rating che come come S&P attribuisce al paese tre A, ha ventilato la possibilità di rivedere la valutazione della Gran Bretagna nel caso di crescita debole e di una ridotta consolidazione di deficit e debito.
Il governo di David Cameron ha approvato nei mesi scorsi un piano molto severo di austerità che comprende l’aumento delle imposte e notevoli tagli alla spesa pubblica. I mercati hanno reagito positivamente al piano, dimostrando di avere fiducia nella capacità del paese di ripagare i propri debiti. Le nuove misure potrebbero però tagliare la crescita, rendendo difficile il raggiungimento dell’1,7 per cento entro fine anno previsto dal governo. La bassa crescita potrebbe tradursi in minori introiti per lo stato derivanti dalle imposte e da maggiori costi per lo stato sociale se dovesse aumentare la disoccupazione, tutti elementi che incidono pesantemente sul debito. L’opposizione ha chiesto di tagliare alcune imposte, ma il governo è deciso a proseguire nel proprio piano di austerità, cosa che per ora ha comunque tranquillizzato i mercati.
Austria
Molti analisti ritengono che la valutazione a tripla A del paese sia di fatto condizionata dagli stretti rapporti economici e commerciali con la Germania. Il mercato del lavoro nel paese mantiene molte rigidità che devono essere corrette per ridurre i livelli di disoccupazione e offrire nuove opportunità per la crescita. Il paese non rischia comunque di perdere in tempi brevi l’attuale valutazione, salvo le agenzie di rating non cambino alcuni parametri che, tra le altre cose, consentano di scollegare l’analisi dell’economia austriaca da quella tedesca con maggiore efficacia.
Finlandia
Ha un territorio molto ampio, ma appena 5,4 milioni di abitanti con un prodotto interno lordo che si aggira intorno ai 130 miliardi di Euro. La disoccupazione è aumentata sensibilmente negli ultimi mesi e il paese ha una forte dipendenza dagli scambi commerciali. Gli analisti sono preoccupati dall’andamento di Nokia, la principale azienda del paese, che negli ultimi anni non ha saputo cavalcare efficacemente l’affermazione sul mercato degli smartphone lasciando ampi spazi alla concorrenza di Apple e dei telefonini basati su Android, il sistema operativo di Google. Il paese non ha molte materie prime ed è quindi obbligato a importarle dall’estero con spese che in periodi di crisi sono difficili da sostenere. Il rapporto tra debito e PIL nel 2010 era pari al 45,4 per cento, ma gli analisti stimano che a causa della crisi potrebbe aumentare considerevolmente già a partire da quest’anno. Ci sono molte variabili in gioco a sfavore del mantenimento a lungo delle tre A per il paese.