Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU contro la Siria
Alla fine di un nuovo giorno di repressioni ad Hama, le Nazioni Unite hanno condannato il regime di Assad
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha condannato la repressione in Siria per la prima volta dopo oltre cinque mesi dall’inizio delle proteste popolari. «Il Consiglio di Sicurezza condanna le diffuse violazioni dei diritti umani e l’uso della forza contro i civili da parte delle autorità siriane», ha detto l’ambasciatore indiano alle Nazioni Unite, Hardeep Singh Puri, leggendo il comunicato ufficiale. Il documento chiede «la fine immediata della violenza» e si appella anche ai manifestanti affinché non vengano colti dal desiderio di vendetta contro le istituzioni. L’unico stato membro a dissociarsi dalla condanna è stato il Libano, su cui la Siria ha ancora un’enorme influenza.
Le Nazioni Unite sono riuscite a trovare un accordo sulla condanna del regime siriano con l’intensificarsi della repressione e della violenza negli ultimi giorni. Domenica 31 luglio l’esercito siriano è entrato nella città di Hama con i carri armati uccidendo oltre cento persone. Almeno altre trenta sono morte nei due giorni successivi. Le organizzazioni umanitarie parlano di una situazione tragica soprattutto negli ospedali, impreparati a gestire un numero di feriti così elevato. Secondo le organizzazioni umanitarie, oltre 1600 persone sono morte dall’inizio delle proteste di marzo. «Il regime di Assad finora ha contato sul fatto che il Consiglio di Sicurezza dell’ONU è rimasto in silenzio», ha detto l’ambasciatore degli Stati Uniti alle Nazioni Unite, Susan Rice. «Saranno sicuramente infastiditi e sorpresi». Le possibilità di una risoluzione militare restano comunque molto remote. Nei giorni scorsi il segretario generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen, aveva precisato che al momento non esistono le condizioni per un intervento.