Lo scandalo Murdoch piace ai regimi
Il direttore del New York Times spiega cosa succede nel mondo quando si fa un uso distorto della libertà di stampa, noi che ce l'abbiamo
Sul magazine del New York Times di questa settimana, Bill Keller si occupa dello scandalo Murdoch e di un suo aspetto fino a questo momento poco indagato dai media di tutto il mondo. Bill Keller è il direttore del New York Times e lo sarà fino al prossimo 6 settembre, quando lascerà l’incarico a Jill Abramson. Rupert Murdoch, per chi fosse indietro di qualche puntata, è il magnate delle comunicazioni che si trova da mesi al centro di uno scandalo – diventato poi caso politico e giudiziario – riguardo i metodi illeciti utilizzati dai giornalisti del News of the World, uno storico tabloid britannico di sua proprietà costretto alla chiusura qualche settimana fa. Alcuni giornalisti del News of the World, con l’aiuto concreto di investigatori privati, si infilavano nelle segreterie telefoniche di personaggi famosi, vittime di reati e parenti di persone uccise, per ricavarne notizie o sedicenti tali. La polizia e il parlamento britannico stanno indagando sulla vastità delle operazioni illecite e su quanto di questo era noto ai dirigenti della società di Murdoch, News Corporation.
Keller racconta di aver parlato con un suo amico in Sudafrica, un ex giornalista, e di come questo gli ha spiegato gli “effetti collaterali” dello scandalo Murdoch. Per quanto la costituzione sudafricana sia particolarmente liberale, il governo di Zuma è da tempo accusato di comportamenti autoritari e di recente ha proposto l’istituzione di un tribunale speciale per i media. “Puoi starne certo, il governo userà questo scandalo come un argomento contro la stampa libera”, ha detto la persona con cui ha parlato Keller. “Nessuno si preoccupa mai degli effetti di questo genere di cose su paesi piccoli come il nostro”.
La triste verità è che ogni volta che chi elogia orgogliosamente i suoi diritti e le sue libertà poi non tiene un comportamento all’altezza di quegli standard morali, le conseguenze peggiori si patiscono nei posti in cui quei diritti e quelle libertà sono più precari. I despoti adorano vedere la stampa libera comportarsi male. Quando un giornalista di questo quotidiano fu scoperto a inventare le notizie, diventò il simbolo mondiale delle campagne contro la stampa libera. Inoltre, i despoti adorano ancora di più vedere i governi democratici prendersela con la stampa libera. Quando il governo fa confusione tra il giornalismo d’inchiesta e lo spionaggio, certi propagandisti si sfregano le mani: se succede persino in America…
In Nigeria il primo ministro ha proposto l’istituzione di una qualche autorità regolatrice “indipendente” per sanzionare adeguatamente abusi come quelli occorsi nel caso Murdoch. Ma Keller dice che stanno accadendo cose preoccupanti anche negli Stati Uniti, dove il ministero della Giustizia ha aperto un’inchiesta sulle attività di Murdoch negli Stati Uniti. Il sospetto è che alcuni giornalisti abbiano violato una legge sulla corruzione pagando per avere delle notizie. Keller dice che si tratta di una interpretazione “inquietantemente espansiva” di una legge che doveva servire a eliminare la corruzione nelle imprese e nei governi, e si sorprende di trovarsi d’accordo con questo con il Wall Street Journal, “non proprio il mio manuale preferito di condotta della stampa”.
“Ci sono molti esempi, dal Venezuela al Ruanda, dall’Ecuador al Sudafrica, di paesi in cui quello della libertà di stampa è un tema estremamente vivo”, dice Joel Simon, direttore esecutivo del Comitato per la Protezione dei Giornalisti. Simon dice a Keller che ogni volta che la sua organizzazione chiede conto all’ambasciatore del Venezuela delle repressioni di Chávez nei confronti della stampa libera, la risposta che riceve è sempre la stessa: anche negli Stati Uniti tenete in carcere i giornalisti che non vogliono rivelare le proprie fonti. Altro esempio: Vladimir Putin, intervistato qualche anno fa riguardo l’abitudine del Cremlino di interferire con il giornalismo, ha citato la storia di Dan Rather, il giornalista della CBS che fu costretto a lasciare il suo incarico per via di alcune polemiche relative a un suo servizio contro George W. Bush, in piena campagna elettorale, basato su documenti di dubbia autenticità.
Il primo regime dittatoriale a tuffarsi sullo scandalo Murdoch è stato lo Zimbabwe. Un’analista del governo ha dichiarato che lo scandalo “dovrebbe permettere al terzo mondo di imparare che il concetto di stampa libera è un mito”. Certo, scrive Keller, gli autocrati sono autocrati e resterebbero tali anche senza il cattivo esempio di chi non lo è. “Ma davvero vogliamo essere i loro modelli?”
foto: RAJESH JANTILAL/AFP/Getty Images