Le manifestazioni in Israele continuano
Ieri 100.000 persone sono scese in piazza in undici città, a Nazareth arabi e israeliani insieme: le foto
Sabato più di 100.000 persone sono scese nelle strade di undici città israeliane per chiedere al governo di prendere delle misure contro l’aumento del costo del prezzo delle case, della benzina e delle tasse sull’istruzione. Le proteste più numerose si sono svolte a Tel Aviv, dove più di 60.000 persone hanno manifestato gridando slogan come «le persone vogliono giustizia sociale» e «vogliamo giustizia, non carità». A Gerusalemme più di 10.000 persone hanno protestato fin sotto alla casa del premier Benjamin Netanyahu, a Haifa sono scese in piazza 8.000 persone e a Be’er Sheva 3.000. Per la prima volta dall’inizio delle proteste, arabi ed ebrei hanno protestato insieme, incontrandosi nel centro di Nazareth. Molti cantanti e artisti israeliani si sono esibiti durante le manifestazioni.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha istituito una task force con il compito di trovare delle soluzioni all’aumento del costo della vita che negli ultimi giorni ha causato decine di manifestazioni e proteste in tutto il paese. Nel frattempo migliaia di medici si sono radunati davanti al Palazzo della Knesset, il parlamento, per chiedere l’aumento degli stipendi, mentre per lunedì è stato dichiarato lo sciopero generale. Oggi il direttore del ministero delle finanze, Haim Shani, ha presentato le dimissioni in polemica col ministro Yuval Steinitz.
Le proteste sono iniziate il 14 luglio scorso, quando alcuni studenti e giovani lavoratori si sono accampati con delle tende nel Boulevard Rothschild, una delle vie principali di Tel Aviv, per protestare contro l’aumento del costo delle case. In breve tempo la protesta si è diffusa in altre città del paese tra cui Gerusalemme e Be’er Sheva: le piazze principali di queste città si sono trasformate in piccoli accampamenti con centinaia di tende, manifesti di protesta e persone che suonano chitarre e che si riuniscono per discutere fino a tarda notte, tutte scene che ricordano le proteste degli Indignados spagnoli a Puerta del Sol.
I manifestanti chiedono una diminuzione del costo delle case, aumentato di un terzo negli ultimi quattro anni; una scuola pubblica gratuita; l’aumento dei salari di poliziotti, pompieri, medici, infermieri, assistenti sociali e altri impiegati pubblici; che i prezzi dei cibi di prima necessità siano tenuti sotto controllo e che venga ridotto il costo della benzina.