Le nuove carte delle inchieste sulla corruzione
Da una parte escono nuovi nomi del centrodestra, dall'altra maggiori dettagli contro Penati e il Pd lombardo
In una successione abbastanza deprimente, il Corriere della Sera ospita oggi a pagina 3 e 4 nuovi dettagli su due inchieste che riguardano la corruzione e la politica, con le accuse contro la maggioranza e contro l’opposizione: nella prima ci sono nuove carte dell’interrogatorio dell’imprenditore Di Lernia, che parla ancora di Marco Milanese e dell’appartamento romano usato dal ministro Giulio Tremonti, ma fa nomi nuovi in una rete di favori e appalti, alludendo a qualche non ben precisato coinvolgimento del ministro Matteoli. Nella seconda, ci sono ulteriori dettagli sulle accuse contro Filippo Penati e parte del PD lombardo.
Non ci sono soltanto il ministro Giulio Tremonti e il suo ex consigliere politico Marco Milanese nei verbali dell’imprenditore Tommaso Di Lernia. Il costruttore tuttora agli arresti domiciliari per illecito finanziamento proprio per aver pagato la barca a Milanese in cambio di appalti, ha accusato altri tre politici di centrodestra e uno dell’Udc di aver preso tangenti per l’assegnazione delle «commesse» di Enav e Selex, azienda del gruppo Finmeccanica. Uno di loro è Aldo Brancher, per diciassette giorni ministro per il Federalismo dell’attuale governo e poi costretto a dimettersi perché condannato a Milano, per ricettazione nell’affare Antonveneta. Gli altri sono ancora segretati. In questo sistema di «mazzette» ha coinvolto anche il titolare dei Trasporti Altero Matteoli, definendolo «il politico di riferimento delle imprese che operano su Venezia». Rivelazioni ritenute attendibili dai magistrati che stanno adesso effettuando una serie di ulteriori riscontri. Ma una conferma alle sue dichiarazioni sul pagamento della casa al centro di Roma occupata dal responsabile dell’Economia da parte del titolare della «Edil Ars» Angelo Proietti, sia pur con diverse modalità, è già arrivata dal diretto interessato: «È vero – ha detto – per due anni all’affitto di quell’appartamento ho provveduto io».
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Brioches e appalti, un caffè per tangente: lo racconta ai pm il costruttore (e consigliere comunale di centrodestra) Giuseppe Pasini nell’accusare un esponente storico delle giunte di sinistra di Sesto San Giovanni, l’assessore al Bilancio-Commercio-Edilizia privata Pasqualino Di Leva, dimessosi una settimana fa dopo essere stato indagato: «Fino a due anni fa – sostiene Pasini – ho pagato tranche tra i 20.000 e i 50.000 euro per un totale che si aggira sulle centinaia di migliaia di euro. La prassi era che, quando veniva rilasciata una licenza, Di Leva mi chiamava e mi diceva che la licenza o qualche altro atto a me favorevole era stato approvato, e mi invitava ad andare a bere un caffè. Io capivo che avrei dovuto portare qualcosa e preparavo in una busta dei contanti che consegnavo in Comune. Decidevo io l’importo in base alle mie disponibilità. Ricordo per esempio che due anni fa ottenni la licenza per la costruzione dell’edificio dell’Alstom Power nell’ambito dell’area Marelli e in quell’occasione gli ho dato circa 30-40.000 euro».
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