I punti deboli della difesa di Bersani
"Bersani non deve confondersi con quei politici che rispondono ai sospetti lasciando cadere qua e là qualche data o qualche cifra inesatta, sperando che nessuno se ne accorga", scrive Polito sul Corriere
L’articolo di Antonio Polito sul Corriere della Sera di oggi, sempre in commento alla lettera di Bersani di qualche giorno fa.
I politici inglesi di un certo peso tengono con accuratezza un’agenda dei loro incontri e contatti, corredata di date e motivi del colloquio. Spesso la citano per scagionarsi da accuse. Non deve essere questo lo stile di lavoro di Pier Luigi Bersani, il quale, per giustificarsi di aver introdotto nel 2004 l’imprenditore Gavio al compagno di partito Penati, allora presidente della Provincia di Milano, ha detto: «Il ministro delle attività produttive conosce tutti i principali imprenditori italiani. Li conosce, non li sceglie».
La risposta sarebbe corretta se l’avesse data Antonio Marzano. Perché – come è noto – era lui il ministro delle attività produttive nel 2004, quando il centrodestra stava al governo e Bersani all’europarlamento.
Non per essere pignoli. Ma siccome da quel contatto scaturì poi una lunga storia finita con Penati che pagò 238 milioni di euro le azioni di Gavio dell’autostrada Serravalle, e con Gavio che contribuì alla cordata Unipol, Bersani capirà che ogni imprecisione danneggia gravemente la sua linea di difesa. La verità è che con Gavio ci parlò da esponente dei Ds che si faceva intermediario presso un altro esponente dei Ds. Un affare di partito, insomma. E Bersani non deve, per la sua storia e per la sua responsabilità, confondersi con tutti quei politici che rispondono sdegnati ai sospetti lasciando cadere qua e là qualche data o qualche cifra inesatta, sperando che nessuno se ne accorga.
D’altronde c’è un’aggravante. Perché se Bersani avesse ammesso, come sul Corriere gli abbiamo chiesto, che l’affare Serravalle fu politicamente improprio e sbagliato, allora gli si potrebbe perdonare il lapsus. Ma siccome non l’ha fatto, viene il dubbio che non sia un lapsus.