Il Corriere chiede spiegazioni a Tremonti
L'editoriale di Sergio Romano che invita il ministro a "parlare con franchezza" e "scusarsi pubblicamente" sulla storia dell'affitto in nero
Il Corriere della Sera oggi ospita un articolo di Sergio Romano – definito “editoriale”, a rappresentare quindi la linea del giornale – che chiede al ministro Tremonti spiegazioni sulla storia dell’affitto in contanti pagato al suo ex collaboratore Marco Milanese.
I pagamenti in nero sono il male oscuro dell’economia nazionale. Quanti italiani possono affermare di non avere mai ceduto alla tentazione, magari per spese modeste e cose di poco conto? Quanti possono lanciare la prima pietra senza peccare d’ipocrisia? Ma la colpa è molto più grave se attribuita a persone che hanno l’obbligo istituzionale di esigere correttezza fiscale, di fissare le regole e di punire coloro che non le osservano.
Temo che il caso del ministro dell’Economia, se i sospetti delle scorse ore sui pagamenti effettuati per l’affitto del suo appartamento romano avessero qualche fondamento, apparterrebbe a questa categoria. Giulio Tremonti è stato in questi anni il custode dei conti pubblici, il cane mastino della finanza nazionale. Ha esercitato le sue funzioni con un rigore e una tenacia che hanno suscitato l’approvazione di Bruxelles e contribuito alla credibilità dell’Italia nelle maggiori istituzioni internazionali. Alcuni colleghi di governo lo accusano di averlo fatto con criteri automatici (i «tagli lineari») che non tengono alcun conto delle differenze che certamente esistono fra i diversi contribuenti e i diversi organi pubblici colpiti dalla stretta fiscale. Ma chiunque abbia la benché minima familiarità con le abitudini politiche nazionali sa che cosa accade quando un progetto di legge finanziaria diventa materia di negoziati estenuanti e di ritocchi progressivi. Può darsi che Tremonti abbia messo nell’operazione alcuni tratti del suo «cattivo carattere» e una certa dose di narcisismo intellettuale. Ma nessun osservatore in buona fede può dimenticare quali sarebbero in questo momento le condizioni della finanza italiana sui mercati internazionali se la sua volontà non avesse prevalso.