I numeri della repressione in Siria
L'organizzazione umanitaria Avaaz ha fatto un'inquietante conta delle persone scomparse e arrestate dall'inizio delle rivolte
Secondo un rapporto dell’organizzazione umanitaria Avaaz, le forze di sicurezza siriane avrebbero sequestrato una persona all’ora in media dall’inizio delle proteste dello scorso marzo. Quasi tremila persone sarebbero scomparse dalla prima manifestazione e detenute in località segrete. A queste si aggiungerebbero poi le circa dodicimila arrestate ufficialmente.
Una rete di attivisti e ricercatori ha compilato un lunghissimo elenco di tutte le persone scomparse dalla prima manifestazione contro il regime del 15 marzo e lo ha consegnato ad Avaaz. L’organizzazione ha ora deciso di lanciare una campagna a partire da queste informazioni. «Ora dopo ora, manifestanti pacifici sono prelevati con la forza dalla polizia siriana», ha detto il direttore di Avaaz, Ricken Patel. «Il tentativo del presidente Assad di terrorizzare i siriani non sta funzionando, ma c’è bisogno che la comunità internazionale chieda il rilascio immediato delle persone scomparse e la transizione verso la democrazia».
Una giovane siriana ha raccontato al Guardian le circostanze in cui è scomparso suo padre, lo scorso 2 luglio. «Mio padre parlava molto, parlava contro il governo in un modo molto politico. Gli dicevamo di stare calmo ma non ci ascoltava. Vennero a prenderlo mentre si trovava in un negozio del nostro quartiere, da allora non abbiamo avuto più notizie. Non ammettono neanche di averlo preso. È terribile non sapere che cos’è successo. La paura è peggio delle minacce, è la loro arma».
Un altro uomo, Udai al-Sayed, ha raccontato che suo fratello è stato preso il 12 luglio. «Lo accusavano di avere più di un numero di telefono registrato a suo nome. È stato impossibile avere informazioni, anche se alcune voci dicono che sia riuscito a scappare dalla prigione ma abbia le mani e i piedi rotti». I due fratelli avevano regolarmente partecipato alle manifestazioni nel nord della Siria, dove il governo sostiene di stare combattendo contro gli estremisti islamici che vorrebbero scatenare una guerra interetnica nel paese. «Ho partecipato a tutte le manifestazioni e ho visto che c’erano tutte le componenti della società siriana: cristiani, musulmani, curdi, tutti uniti per chiedere più diritti».
Il governo continua a impedire l’ingresso nel paese alla stampa straniera, per nascondere il più possibile la brutale repressione che sta compiendo ogni giorno. Le unità militari sono ormai disseminate in tutta la Siria e secondo molti testimoni che sono riusciti a fuggire e a rifugiarsi in Turchia i servizi segreti stanno contribuendo attivamente ai programmi di detenzione illegale. Circa 1.600 persone sono morte dall’inizio delle proteste.