La Cina spaventata dai suoi treni
Dopo l'incidente di sabato, l'orgoglio dei trasporti nazionali si è trasformato in un imbarazzo
La rete ferroviaria ad alta velocità cinese, che con un investimento di 400 miliardi di dollari è destinata a diventare in pochi anni la più estesa al mondo, da orgoglio del governo e del paese è diventata improvvisamente – ma non tanto – un motivo di imbarazzo, come spiega l’Economist. Il bilancio dell’incidente ferroviario di sabato 23 luglio è di 35 morti e 210 feriti: metà delle vittime rispetto al più grande disastro ferroviario nella storia della Cina, quando nel 2008 un treno espresso in viaggio da Pechino alla città costiera orientale di Qingdao deragliò e si scontrò con un altro convoglio. Il bilancio fu di 72 morti e 416 feriti.
Tre alti funzionari delle ferrovie sono stati allontanati il giorno dopo l’incidente. Ma i licenziamenti, anche se tempestivi, non sono stati sufficienti ad attutire l’impatto che l’incidente ha avuto sull’opinione pubblica e ulteriori polemiche sono nate intorno alla sfuggente informazione fornita nelle ore successive all’incidente da parte di alcuni mezzi di comunicazione.
I numerosi malfunzionamenti sulla nuova linea ad alta velocità che collega Beijing a Shanghai, inaugurata il 30 giugno scorso in occasione del 90esimo anniversario della nascita del partito, avevano già dato spazio a diverse perplessità sull’ambizioso programma di sviluppo della rete ferroviaria nazionale. Adesso diversi osservatori internazionali stanno sostenendo che le ambizioni politiche e di autocelebrazione del Partito abbiano prevalso su più accurate e attente valutazioni e sperimentazioni tecniche.
ChinaGeeks ha tradotto in inglese alcuni dei commenti postati su Twitter dagli utenti cinesi, che sono stati ripresi anche dalla stampa ufficiale. Le scuse del ministro delle ferrovie Sheng Guangzu sono arrivate solo dopo molte ore dall’incidente. Troppo tardi: in molti hanno sfruttato il web per chiedere le sue dimissioni. Aumentare i treni ad alta velocità significa inoltre sopprimere molti treni regionali, più lenti, ma più economici per i viaggiatori.