La Siria apre ai partiti, ma la repressione continua
Una legge proposta dal governo supererebbe per la prima volta il partito unico, ma le opposizioni non si fidano
Il governo siriano ha approvato un disegno di legge che permetterà la formazione di partiti politici diversi dal Baath, il partito salito al potere con un colpo di stato nel 1963. L’agenzia di stato Sana riferisce che la legge, ancora in attesa dell’approvazione del parlamento siriano, permette la nascita di qualsiasi partito, purchè non basato su principi religiosi o discriminazioni dovute all’etnia, al genere o alla razza. Ma Yasser Saadeldine, leader dell’opposizione siriana in esilio, ha dichiarato che la nuova legge “è pensata per dimostrare sulla carta che il regime tollera i dissidenti, mentre continuano gli omicidi e le repressioni”.
Il multipartitismo è una delle principali richieste del movimento di protesta attivo in Siria dal 15 marzo scorso. Ad aprile, con l’abrogazione dello stato di emergenza in vigore da 48 anni, il presidente siriano Bashar al-Assad ha cercato di fermare le manifestazioni contro il regime. Secondo i dati del Syrian Observatory, i civili morti fino ad ora nelle proteste sono 1.483, mentre secondo fonti governative i soldati uccisi nelle manifestazioni sarebbero 365. Il governo intanto continua a sedare le rivolte con la forza: lo scorso week-end l’esercito ha circondato la città di Albu Kamal, dopo che 30 soldati si sono rifiutati di giustiziare quattro manifestanti.