Gli indignados israeliani
Da dieci giorni migliaia di giovani occupano le piazze di Tel Aviv e Gerusalemme per protestare contro l'aumento dei prezzi delle case
Il 14 luglio scorso alcuni studenti e giovani lavoratori si sono accampati con delle tende nel Boulevard Rothschild, una delle via principali di Tel Aviv, per protestare contro l’aumento del costo delle case. In breve tempo la protesta si è diffusa in altre città del paese tra cui Gerusalemme e Beer Sheva: le piazze principali di queste città si sono trasformate in piccoli accampamenti con centinaia di tende, manifesti di protesta e persone che suonano chitarre e che si riuniscono per discutere fino a tarda notte, tutte scene che ricordano le proteste degli Indignados spagnoli a Puerta del Sol.
Sabato più di 20.000 persone hanno manifestato a Tel Aviv per chiedere la diminuzione del costo delle case e per protestare contro le politiche socioeconomiche del governo. In serata anche a Gerusalemme c’è stata una manifestazione a cui hanno partecipato almeno mille persone. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha promesso di approvare al più delle misure per risolvere la situazione e domenica sera ha incontro il ministro delle Finanze e il ministro della Casa per definire un nuovo piano statale nella gestione delle case. Tra le altre cose, verranno approvati nuovi incentivi per favorire le giovani coppie che comprano la loro prima casa e verranno incrementati i finanziamenti per i dormitori degli studenti. Il ministro della Casa ha promesso la costruzione di seimila unità abitative; nessuna di queste però verrà costruita a Tel Aviv mentre molte sono destinate alle colonie della Cisgiordania.
Tra il 2007 al 2010 il costo delle case in Israele è aumentato di un terzo, soprattutto a causa della mancanza di case disponibili. Acquistare una casa è diventato sempre più difficile e molti giovani sono costretti a ripiegare sugli affitti, a loro volta molto cari. La situazione è piuttosto complicata anche per gli studenti fuori casa: i dormitori statali non sono abbastanza, le case a Gerusalemme sono poche e spesso comprate da ebrei che vivono all’estero e che si trasferiscono in Israele soltanto durante le vacanze. Nadav, uno dei manifestanti che da giorni si trova accampato vicino alle mura di Gerusalemme, ha detto al Guardian che gli alti affitti a Gerusalemme sono causati dai 12.000 appartamenti fantasma che appartengono a ricchi ebrei che si fermano nella città per «un mese, un mese e mezzo, ogni anno. Ogni appartamento che comprano alza i prezzi per tutti gli altri. Stiamo guadagnando di meno e pagando di più e vogliamo una soluzione che ci permetta di vivere in un posto decente a un costo ragionevole».
Israele ha reagito bene alla crisi economica internazionale e negli ultimi tempi ha registrato una buona crescita economica e bassi livelli di disoccupazione. Negli ultimi anni però il costo della vita è aumentato mentre i salari sono rimasti più o meno gli stessi e il governo non è riuscito a riequilibrare lo scompenso aumentando la frustrazione della classe media. Ora i leader della protesta accusano il governo di Netanyahu di essersi concentrato soltanto sulla politica estera e sulla sicurezza e di aver trascurato completamente i problemi socioeconomici del paese. La protesta per il costo delle case si affianca a un boicottaggio dei prodotto caseari in seguito all’aumento del prezzo della ricotta. Si profila inoltre una nuova crisi in vista di probabile aumento del prezzo dell’energia elettrica.