Un mostro dell’estrema destra
Dopo le stragi norvegesi si sta sviluppando un dibattito preoccupato sulle retoriche della destra e della xenofobia in Europa e negli Stati Uniti
I contenuti del documento pubblicato online da Anders Breivik prima di compiere gli attentati di venerdì scorso in Norvegia hanno riportato d’attualità i rischi per la sicurezza collegati all’attività dei gruppi di estrema destra in Europa e negli Stati Uniti. Il tema dell’ascesa dell’estrema destra è stato molto analizzato e discusso nel decennio passato, complici i successi elettorali e di popolarità del Front National di Le Pen in Francia, di Geert Wilders in Olanda, del British National Party in Gran Bretagna, di Haider in Austria, delle formazioni neonaziste in Germania e della stessa Lega Nord in Italia. Ci sono molte sfumature e posizioni diverse, ovviamente, ma la vicinanza di alcune posizioni di questi soggetti politici con quelle espresse nel documento di Anders Breivik sta creando qualche preoccupazione.
Oggi Ross Douthat sul New York Times scrive che “è lecito dire che Breivik avesse idee di estrema destra” e che, “estratte dal loro contesto, alcune delle sue critiche al multiculturalismo e all’immigrazione richiamano argomenti che sono propri non solo dei partiti dell’estrema destra europea, ma anche di leader conservatori come David Cameron in Gran Bretagna, Angela Merkel in Germania e Nicolas Sarkozy in Francia”. Bisogna dire che Ross Douthat non è di sinistra, ed è anzi uno dei due opinionisti di orientamento conservatore ad avere una rubrica fissa sul New York Times. E che si tiene ben lontano da associare i leader conservatori europei a Breivik – “i conservatori non devono rinunciare alle loro idee, che anzi si sono provate giuste su una serie di questioni generali” – ma scrive che sarebbe ora di occuparsi seriamente del problema dell’estremismo.
“Gli estremisti si rafforzano quando un sistema politico fa finta che questi non esistano. Al di là e al di qua dell’Atlantico, i conservatori hanno il dovere di riconoscere che Anders Behring Breivik è distintamente un mostro dell’estrema destra. E hanno anche il dovere di fare qualcosa verso le realtà che le atrocità di questo mostro potrebbero mettere in ombra”
Cose non molto diverse si leggono sul Guardian, dove Matthew Goodwin fa notare che negli ultimi anni le democrazie europee hanno concentrato le loro operazioni anti-terrorismo contro la minaccia del terrorismo islamico, sulla base del fatto che i gruppi di estrema destra sono storicamente frammentati, divisi e male organizzati. “Quanto accaduto lo scorso fine settimana mette in discussione l’idea che l’estremismo di destra rappresenti in qualche modo una minaccia minore”. Specie una volta chiarite le fonti di ispirazione ideologica di Breivilk: l’avversione all’immigrazione, all’Islam, al multiculturalismo.
“Pensare Breivik come un’eccezione sarebbe sbrigativo e sbagliato. Breivik si qualifica per le azioni che ha fatto, certo, ma è importante notare quanto le sue preoccupazioni abbiano giocato un ruolo importante nella politica norvegese ed europea negli ultimi anni”
Anche per Goodwin, la conclusione è che la minaccia del terrorismo di estrema destra è viva e concreta, molto più di quanto si è ritenuto in questi anni. La base ideologica di questi movimenti è costituita da alcune idee molto forti: la convinzione di essere in guerra per la propria sopravvivenza, la minaccia dell’estinzione della propria cultura e dei propri valori, l’inefficacia delle opzioni politiche, la necessità di compiere azioni radicali. Questi elementi, scrive Goodwin, forniscono agli estremisti di destra una completa e convincente base di argomenti per passare dalle parole ai fatti. “È troppo presto per capire se le azioni di Breivik ispireranno altre persone e gruppi con idee simile alle sue, ma una cosa è chiara: la minaccia dei gruppi estremisti di destra merita molta più attenzione”. E un complessivo quadro comune è riconoscibile malgrado i distinguo che sottolinea per esempio Christopher Hitchens: nei suoi deliri Breivik si dice sostenitore della massoneria e del sionismo, per esempio, storici nemici dei fascismi cattolici.
È come se il vecchio dibattito sul “brodo di coltura” di indulgenze e teorie nel quale sarebbe cresciuta una parte del terrorismo di sinistra italiano rinascesse oggi su scala globale intorno ai pensieri e alle retoriche di cui si nutre una violenza di destra molto contemporanea. E molti interventi si chiedono se le esibizioni di anti-islamismo di alcuni politici e commentatori non debbano porsi il problema della costruzione di qualcosa di più pericoloso di un sereno dibattito sui temi dell’integrazione: ma anche oggi altri insistono che azioni di questo genere discendono da complessità di fattori assai maggiori. Oggi intanto il primo ministro britannico Cameron ha chiesto – concretizzando timori che stanno investendo i servizi di sicurezza di molti altri paesi – di aumentare i controlli di polizia sulle formazioni di estrema destra del suo paese.