Lo scontro sul velo in Iran
Gli ayatollah accusano il presidente Ahmadinejad di essere troppo indulgente sull'abbigliamento femminile
Ogni estate la polizia iraniana inasprisce le sanzioni contro le donne che per combattere il caldo non mettono il velo o lo portano lasciando più scoperta la testa e il volto. Ma quest’anno il consueto controllo sui costumi femminili si è arricchito di un nuovo aspetto puramente politico ed è diventato parte del già teso scontro tra il presidente Mahmoud Ahmadinejad e gli ayatollah. Ne scrive il Washington Post.
Gli ayatollah hanno approfittato dei controlli sul codice vestiario femminile per accusare il presidente di non fare abbastanza per garantire il rispetto della religione islamica, fondamento del regime iraniano. Prima della rivoluzione del 1979 le donne iraniane potevano indossare liberamente minigonne e bikini. Ma da quando gli ayatollah sono saliti al potere la legge ha imposto l’uso del velo e degli abiti lunghi in pubblico. I religiosi sostengono che il velo protegge la purezza delle donne e si lamentano del fatto che la tendenza a indossare abiti sempre più stretti e veli sempre meno coprenti stia rendendo le donne delle città iraniane troppo simili a quelle occidentali.
Ahmadinejad aveva già detto nel 2010 che il suo governo non appoggia l’inasprimento delle sanzioni contro donne che hanno «due ciuffi di capelli che escono dal velo» e che crede sia molto meglio educare alla cultura del velo piuttosto che costringere a indossarlo. Ma quest’anno gli ayatollah non sembrano più disposti ad accettare questa linea e stanno cercando di imporsi, sostenendo che l’obbligo del velo è una questione di sicurezza e che le donne che lo indossano impropriamente invitano gli uomini ad abusare di loro. «Ormai è diventato un pretesto per dimostrare al paese chi è che comanda davvero», ha detto l’analista politica iraniana Ali Reza Alavitabar.
Il conflitto tra l’ala religiosa del regime, che fa capo a Khamenei, e quella militare, che fa riferimento ad Ahmadinejad, è noto ormai da tempo. I primi indizi di una spaccatura tra Khamenei e Ahmadinejad risalgono al 2009, quando la Guida Suprema costrinse il presidente a sollevare dall’incarico il suo vicepresidente, che era anche un suo parente acquisito. Lo scontro si è poi progressivamente intensificato, fino alle aperte rotture degli ultimi mesi.
Secondo la maggior parte degli analisti, i continui scontri possono essere letti nel quadro della campagna elettorale in vista delle prossime elezioni parlamentari, previste per il marzo del 2012. Da tempo c’è infatti chi pensa che Ahmadinejad possa fare la fine di Abdulhassan Banisadr, il primo presidente dell’Iran dopo la rivoluzione, che fu messo in stato d’accusa e infine esiliato perché accusato di voler ridurre il potere dei religiosi. Anche se, come spiega il NYT, per l’ayatollah Khamenei non sarà facile sbarazzarsi completamente di Ahmadinejad senza rischiare di perdere consenso, dal momento che entrambi si rivolgono alla stessa base elettorale. Mettere Ahmadinejad da parte potrebbe quindi creare ulteriore instabilità all’interno di un sistema politico ancora traballante dopo le proteste seguite alle elezioni del 2009.