La tomba di Rudolf Hess non c’è più
I resti del vice di Hitler, suicida dopo quarant'anni di prigionia, sono stati rimossi dal cimitero che era diventato luogo di pellegrinaggi neonazisti
Per 24 anni il cimitero di Wunsiedel, una piccola cittadina di diecimila abitanti della Baviera, ha ospitato i resti di Rudolf Hess, il nazista che per oltre dieci anni fu il vice di Adolf Hitler. Ora i responsabili del cimitero hanno deciso di rimuovere la tomba del gerarca nazista, di cremarlo e di disperdere le sue ceneri in mare, con la speranza di tenere alla larga i numerosi gruppi neonazisti che ogni anno organizzavano marce e ritrovi nella cittadina per ricordare Hess.
Hess era fuggito dalla Germania su un aereo il 10 maggio del 1941 con l’intenzione di raggiungere la Gran Bretagna, forse con l’intento di riaprire i rapporti diplomatici con il paese. La missione non era stata autorizzata da Hitler, che ordinò di inseguire l’aereo del suo vice e di abbatterlo. Hess riuscì ad arrivare fino in Scozia e lì il suo aeroplano fu abbattuto dai britannici dopo quasi cinque ore e mezza di volo. Il gerarca fece in tempo a paracadutarsi, ma si ruppe una caviglia. Fu arrestato e Winston Churchill decise di farlo imprigionare nella Torre di Londra.
Alcuni giorni dopo fu trasferito in un’altra struttura di detenzione e mantenuto in isolamento. I servizi segreti cercarono di ottenere quante più informazioni possibili dal prigioniero, che iniziò a temere seriamente di poter essere ucciso da un momento all’altro. A ottobre cercò di suicidarsi una prima volta e i servizi decisero di sottoporlo ad alcuni accertamenti psichiatrici. La diagnosi fu che non fosse pazzo, ma che avesse comunque sviluppato una forte depressione probabilmente legata al fallimento della sua missione.
A guerra finita Hess fu processato al Tribunale di Norimberga dove fu condannato nel 1946 per crimini contro la pace e cospirazione tesa a commettere nuovi crimini. Le accuse di crimini di guerra e crimini contro l’umanità furono invece ritirate. Fu condannato al carcere a vita con regole di detenzione molto dure e la possibilità di avere visite dai propri familiari solo una volta al mese per mezz’ora. La sua posta veniva controllata e non poteva scrivere più di una lettera alla settimana con un massimo di 1200 parole. Nell’agosto del 1987, dopo 40 anni di prigionia, Hess decise di togliersi la vita nella prigione di Spandau di Berlino Ovest quando aveva 93 anni. Annodò un cappio utilizzando un cavo della luce elettrica e si impiccò.
Seguendo le sue volontà, i resti furono sepolti a Wunsiedel, dove la sua famiglia era solita trascorrere le vacanze estive e dove erano già sepolti i suoi genitori. La chiesa luterana responsabile del cimitero acconsentì alla sua sepoltura, dicendo di dover rispettare le ultime volontà di un deceduto. Da allora, ogni anno diversi gruppi neonazisti hanno organizzato visite e pellegrinaggi verso la tomba di Hess, per ricordare e onorare il gerarca nazista nel giorno della sua morte. Le autorità locali cercavano di limitare il fenomeno, ma la tranquillità della cittadina veniva regolarmente disturbata dai nostalgici.
Nel 2005 i magistrati vietarono questo tipo di ritrovi, ma il divieto non ebbe molto seguito, così la chiesa decise di non rinnovare la concessione per la tomba di Hess. Una delle nipoti di Hess si oppose alla decisione della chiesa luterana avviando una causa legale. La donna fu successivamente convinta dal consiglio della chiesa a far decadere la causa e ad acconsentire all’esumazione dei resti di Rudolf Hess. Oltre ai resti, dal cimitero è stata rimossa la lapide di Hess in una operazione non aperta al pubblico. Hess è stato cremato e le sue ceneri saranno presto disperse in mare.