Il deputato che non esiste
Chi è Antonio Gaglione, parlamentare assenteista la cui elezione con il PD oggi è rinfacciata da Alberto Tedesco a Rosy Bindi
di Francesco Costa
Intervistato da Repubblica, oggi, Alberto Tedesco reagisce con molto vigore alle critiche di chi, nel Partito Democratico, lo invita a dare le dimissioni da parlamentare ora che il Senato ha respinto la richiesta di arresto nei suoi confronti. L’attacco più forte lo riceve la presidente del PD, Rosy Bindi, della quale Tedesco dice:
«La Bindi non ha letto una sola pagina della richiesta di arresto. Non sa niente della mia vicenda. Parla a prescindere. Il suo moralismo mi fa orrore. E non da oggi. Sono vent´anni che la vedo invocare manette e galera con un livore indegno di una persona civile. Lei chiede le dimissioni a me? Ma si guardi intorno! Le chieda al parlamentare più assenteista del mondo, Gaglione, che lei ha imposto in lista, lei ha costretto il Pd ad eleggere in Puglia»
Antonio Gaglione, pugliese, è un deputato della Repubblica. Eletto nelle liste del PD, è passato al gruppo misto quando le critiche del suo partito – della base e dei dirigenti – si sono fatte troppo pressanti: Antonio Gaglione, infatti, risulta essere stato presente soltanto al 6,7 per cento delle votazioni elettroniche dell’intera legislatura. Nel restante 93,2 per cento, stando ai dati di Openpolis, Gaglione era assente.
Cardiologo, Gaglione è specializzato in angioplastiche e, stando a quanto scriveva l’Espresso lo scorso febbraio, ne ha eseguite 20.000 nel corso della sua intera carriera. È stato eletto in Parlamento per la prima volta nel 2001, al Senato. Nel 2006 viene candidato nuovamente, ma stavolta alla Camera: e il suo posizionamento in lista è oggetto di qualche polemica. Diciassettesimo posto. A leggere il Corriere della Sera di quei tempi, si scorge una promessa di Francesco Rutelli:
È costretto a fidarsi anche il senatore Antonio Gaglione, slittato molto in basso in Puglia, al quale Rutelli ha fatto analoga promessa: «Se non passi, sarai sottosegretario alla Sanità».
Effettivamente si va a votare, Gaglione non viene eletto ma il centrosinistra vince le elezioni e Gaglione diventa sottosegretario al ministero della Salute nel governo Prodi. Nel frattempo nasce il Partito Democratico, si celebrano le prime elezioni primarie per l’elezione del segretario nazionale e dei segretari regionali. I candidati nazionali sono Walter Veltroni, Rosy Bindi ed Enrico Letta. Ognuno di loro ha dei candidati regionali a loro apparentati, e in Puglia il candidato di Rosy Bindi è proprio Antonio Gaglione. Fanno delle liste insieme, “Con Rosy Bindi e Antonio Gaglione”. “Provo molta stima per il sottosegretario Gaglione”, diceva all’epoca proprio Bindi, “e sono onorata del suo appoggio in occasione delle primarie nazionali”. Di quella campagna elettorale online si trova poco – c’è una piccola foto – anche perché il sito Internet di Antonio Gaglione non esiste più. C’è anche un video-comizio, su Youtube, dalla banalità disarmante. Però almeno lo si vede in faccia, che non è una cosa così comune.
Quello che si sa è che Gaglione perde le elezioni da segretario regionale del PD pugliese ma diventa, a novembre del 2007, segretario provinciale del Partito Democratico di Brindisi. Durerà pochissimo: già a luglio del 2008 Gaglione si dimette, a causa dei “troppi impegni istituzionali”.
Nel frattempo c’erano state delle nuove elezioni politiche: Gaglione sembrava destinato al posto di capolista al Senato per il PD ma all’ultimo momento fu spostato all’undicesimo posto delle liste per la Camera. «Perché così voleva D’Alema», ricostruisce contrariato Gaglione. L’undicesimo posto è abbastanza per essere sicuri dell’elezione e infatti Gaglione arriva in Parlamento, dove si fa notare per non farsi notare. Non c’è. Quasi mai. Ci vogliono pochi mesi perché la stampa si accorga di quel deputato del PD che in aula non si fa mai vedere, che molti dicono di non avere mai visto in faccia e che accumula oltre il 90 per cento di assenze.
Il caso scoppia col voto sullo scudo fiscale, quando le molte assenze tra i banchi del PD permettono alla maggioranza di approvare un provvedimento molto controverso e contestato. Si mette in piedi una specie di comitato direttivo del partito per applicare “gravi sanzioni” nei confronti degli assenti – tra cui però c’è anche il segretario Bersani – e si prendono duri provvedimenti praticamente solo ai danni di Gaglione, che viene cancellato dall’anagrafe degli iscritti del partito. Gaglione poco prima aveva messo le mani avanti ed era passato al Gruppo misto. Le motivazioni: il “crescente disagio per la gestione della sanità locale” pugliese e “l’assoluta incapacità propositiva del PD nel settore”. Qualche giorno dopo Gaglione passa al gruppo Noi Sud/Lega Sud Ausonia, dove non risulta ci siano malumori per le sue continue assenze.
Nel frattempo in molti continuano a chiedere le sue dimissioni da deputato, dentro e fuori dal Parlamento. In Parlamento le dichiarazioni più combattive arrivano proprio da Rosy Bindi, un tempo sua sodale e alleata (“il suo maggiore sponsor”, la definisce il Fatto), secondo cui Gaglione “offende e denigra il Parlamento”. Gaglione non vuole saperne e non si dimette. Dice che il funzionamento del Parlamento è assurdo, che il suo voto è ininfluente, che le sue proposte non vengono recepite… eppure non sembra avere intenzione di lasciare il suo seggio a deputati più motivati e pazienti di lui. Anzi, quando gli viene chiesto di dimettersi comincia a urlare, come una specie di Scilipoti ante litteram. Intervistato dalla Zanzara, nel video qui sotto, aveva promesso tra le altre cose che non avrebbe votato la fiducia a Berlusconi. Effettivamente non lo ha fatto, nemmeno in quel 14 dicembre 2010 che ha deciso le sorti del governo. Non ha votato nemmeno la sfiducia: semplicemente non si è presentato in aula. “Mi considero una persona coerente”, ha spiegato.
foto: Mauro Scrobogna /LaPresse