Il ponte tra Egitto e Arabia Saudita
Secondo lo Spiegel il nuovo governo egiziano ha approvato un progetto che cambierà la geopolitica del Medioriente
Gli stretti di Tiran sono i passaggi marittimi nell’estremo nord del mar Rosso, sul margine orientale della penisola del Sinai, che separano l’Egitto dall’Arabia Saudita. Da circa trent’anni esistono progetti di costruzione di un ponte, che sarebbe lungo intorno ai 30 chilometri, per unire direttamente i due paesi. Funzionari del Ministro dei Trasporti egiziano avrebbero confermato recentemente allo Spiegel l’approvazione definitiva del progetto da parte del governo egiziano, e che il primo ministro egiziano Essam Sharaf avrebbe incaricato il generale Abdul Aziz di sovrintendere alla costruzione.
Il periodico statunitense Fast Company avanza però dubbi sul fatto che il progetto sia effettivamente in fase così avanzata e abbia già ricevuto l’approvazione definitiva del governo egiziano. L’annuncio potrebbe essere un tentativo di rinforzare il debole governo transitorio egiziano insediatosi dopo i decenni del regime di Mubarak e sostenuto dall’esercito, dato che sui quotidiani egiziani non si trova traccia dell’approvazione ma solo del lancio di “nuovi studi” sul progetto. Il governo sta incontrando grandi difficoltà da diversi mesi e nel paese si tengono molto di frequente manifestazioni di piazza che chiedono un maggior rinnovamento e l’avvio di un programma di riforme.
I due paesi verrebbero uniti dalla località di Ras Nasrani, vicino a Sharm el-Sheikh, a Ras Hamid, nell’Arabia Saudita nordoccidentale. Il collegamento ha un grandissimo valore commerciale e geopolitico: per la prima volta dalla fondazione dello stato di Israele nel 1948, gli stati arabi che lo circondano avrebbero un collegamento diretto via terra, senza dover attraversare il territorio di Israele (il cui governo impedisce da sempre il traffico ferroviario da un paese arabo all’altro e pone serie limitazioni a quello di autoveicoli). L’Arabia Saudita potrebbe vendere il suo petrolio via terra ai mercati africani, e il traffico marittimo attraverso il mar Rosso diminuirebbe sensibilmente.
Le conseguenze negative maggiori sarebbero per la Giordania, che attualmente è uno sbocco marittimo fondamentale per le esportazioni saudite, e per Israele, che vedrebbe il suo accesso all’area del mar Rosso pesantemente condizionato da relazioni amichevoli con l’Egitto. I maggiori vantaggi dalla costruzione del ponte sarebbero per l’Arabia Saudita: al di là dei vantaggi commerciali, il paese aumenterebbe parecchio la sua influenza sull’Egitto del dopo-Mubarak.