I guai di Scotland Yard sul caso Murdoch
Lo scandalo News of the World sta mettendo sempre più sotto accusa la polizia
di Elena Favilli
Uno degli aspetti più discussi e inquietanti del caso News of the World è quello del coinvolgimento di Scotland Yard, uno dei simboli più noti in tutto il mondo della società britannica. Per quattro anni – dal 2006 al 2010 – gli agenti della polizia di Londra hanno accumulato le prove delle intercettazioni illegali effettuate dai giornalisti del News of the World in una stanza della loro sede centrale. E per quattro anni hanno assicurato a Parlamento, giudici, avvocati e vittime delle intercettazioni che non c’erano prove sufficienti contro il tabloid di Murdoch. «Un caso isolato», avevano detto a proposito dell’arresto del giornalista del News of the World Clive Goodman, condannato nel 2007 insieme a un investigatore privato che lavorarva per lo stesso tabloid.
Ora che lo scandalo News of the World è finalmente emerso in tutta la sua gravità, Scotland Yard sta affrontando la sua peggiore crisi degli ultimi decenni. I suoi agenti sono accusati di avere accettato tangenti di oltre centomila sterline dal News of the World in cambio della copertura delle attività illegali dei suoi giornalisti e dello scambio di informazioni strettamente riservate. E improvvisamente il prestigio di un’istituzione che prende il nome dalla strada di Londra in cui un tempo aveva la sua sede centrale – Great Scotland Yard – e che è stata immortalata decine di volte nei libri di Agatha Christie e Conan Doyle, inizia a vacillare. Da quanto sta emergendo dalle indagini, il rapporto tra Scotland Yard e News of the World era diventato così intrecciato che polizia e tabloid avevano finito per condividere l’obiettivo di affossare l’inchiesta.
Al centro dello scandalo c’è la relazione che oltre 51mila agenti di Scotland Yard avrebbero avuto con News of the World e come questa relazione abbia condizionato la loro autonomia di indagine e di giudizio. L’ex direttore esecutivo del News of the World, Neil Wallis, arrestato giovedì scorso, aveva lavorato proprio per Scotland Yard come consulente media tra l’ottobre 2009 e il settembre del 2010, proprio nel periodo in cui la polizia cercava di convincere il Guardian che la sua campagna mediatica sullo scandalo delle intercettazioni era esagerata. Wallis veniva pagato 23mila sterline all’anno per due giorni di consulenza alla settimana, nonostante i sospetti contro le presunte attività illecite del News of the World avessero già iniziato ampiamente a circolare. «Abbiamo sentito alcune cose straordinarie dalla polizia questa settimana», ha detto il vicepremier Nicholad Clegg giovedì scorso. «Non ultimo il fatto che uno dei più alti ufficiali di Scotland Yard ritenesse del tutto normale essere invitato a pranzo dai direttori di un giornale sotto inchiesta. Non sarà facile ora per la polizia riconquistare la fiducia che ha perso».
Il meccanismo che regolava gli scambi tra Scotland Yard e i tabloid britannici è stato raccontato nei dettagli dall’ex giornalista del News of the World Paul McMullan, quello che si era vantato con Hugh Grant di avere intercettato più volte le sue conversazioni telefoniche. «Gli agenti ci chiamavano e ci dicevano per esempio da quale aeroporto sarebbe partita la principessa Diana e con chi fosse. Questo tipo di informazione valeva migliaia di sterline». In un’altra occasione McMullan ha ammesso che il suo giornale aveva pagato cinquemila sterline per sapere da un agente della polizia dove si trovasse la figlia dell’attore Denholm Elliot, quello che tra gli altri film aveva interpretato “Camera con vista”. La donna era ormai ridotta in povertà e viveva per strada. «L’agente prese i soldi e noi prendemmo la storia in esclusiva. Lei si uccise pochi anni dopo. Mi sentii terribilmente in colpa».