La legge contro i boicottaggi in Israele
Approvata alla knesset, prevede multe per chi propone boicottaggi di protesta ed è accusata di limitare la libertà di espressione
Lunedì 11 luglio il parlamento israeliano ha approvato la cosiddetta “Boycott Law”, la legge contro il boicottaggio che sanzionerà individui e gruppi che invitano a boicottare lo stato di Israele. La legge è passata con 47 voti favorevoli e 38 contrari.
Con l’approvazione della legge, chi si senta danneggiato da un atto di boicottaggio potrà ora chiedere un risarcimento per i danni finanziari provocati da tutte le persone e organizzazioni che inviteranno al boicottaggio di Israele e delle sue colonie nei Territori Palestinesi. La legge era in discussione da tempo e ha sollevato un notevole dibattito nella società e nella stampa israeliana. Il governo si è giustificato dicendo che non è altro che un mezzo per tutelare lo stato di Israele dalla «delegittimazione internazionale». Il quotidiano Haaretz l’ha definita una legge anti-democratica e irresponsabile, un assalto alla libertà di espressione.
Israele deve fare i conti con il problema del boicottaggio, ma deve farlo usando gli strumenti giusti nei luoghi appropriati. Dovrebbe usare strumenti amministrativi, per esempio la negazione dei fondi a quelle organizzazioni che vogliono sostenere i nostri peggiori nemici. Invece lo stato d’Israele ha preferito votare una legge che trasforma la libertà d’espressione in offesa civile e che non solo non ci protegge dal boicottaggio ma rischia di catapultarci in un’epoca in cui imbavagliare le persone diventa pratica legale accettata.
Di fatto la legge permette a cittadini, imprese e istituzioni di chiedere i danni a chi scelga di boicottare iniziative per protesta contro i coloni ebrei insediati in luoghi discussi come la Cisgiordania. Una compagnia di attori che rifiuti di esibirsi in uno di questi insediamenti potrà essere perseguita. In più, la legge prevede l’esclusione da incarichi e impieghi pubblici chi proponga simili boicottaggi. Quattro organizzazioni per i diritti umani – Adalah, The Public Committee Against Torture in Israel, Physicians for Human Rights, Coalition of Women for Peace – hanno già annunciato che faranno ricorso all’Alta Corte contro la legge, definendola «completamente anticostituzionale» perché mirata a limitare la libertà di espressione di chi si oppone alla linea del governo israeliano. Secondo molti esperti la Corte Suprema non potrà che accettare il ricorso che è stato già presentato contro la legge.