La macchina dei debiti di Parma
Dario Di Vico spiega come vanno in città, con il comune che rischia il commissariamento per le tangenti
Sul Corriere della Sera di oggi, Dario Di Vico racconta come vanno le cose a Parma dopo gli arresti del 25 giugno di undici persone per tangenti legate ad appalti pubblici e racconta come è nata la «macchina dei debiti». Tra gli arrestati ci sono alcuni dei più stretti collaboratori del sindaco della città, Pietro Vignali, e il capo della Polizia municipale. In molti hanno chiesto le dimissioni del sindaco in queste settimane e circolano ipotesi su un possibile commissariamento del Comune.
In città è diventato un appuntamento con la corrida. Quando si riunisce il consiglio comunale si tiene in contemporanea una manifestazione di protesta sotto i Portici del Grano che ospitano il Municipio. E anche oggi sarà così con il sindaco Pietro Vignali asserragliato a difesa delle sue prerogative e il popolo che ne chiede rumorosamente la testa. Va da sé che nei moti parmigiani dell’estate 2011 convivano fianco a fianco semplici elettori stufi di essere presi in giro accanto ai militanti delle varie opposizioni, che quel sindaco-primo-della-classe non l’avevano mai digerito e oggi celebrano la loro vendetta. Sui siti cittadini ormai gli sberleffi contro Vignali non si contano più, c’è chi lo paragona a Gheddafi per l’attaccamento maniacale al potere, chi parafrasando la nota colla l’ha ribattezzato Vignavil e chi, infine, a perenne ricordo dell’ingloriosa fuga dall’ingresso posteriore del municipio dopo gli arresti di ben 11 suoi collaboratori ha coniato il nomignolo di Svignali. Lui resiste, sostiene di dover portare a termine il suo compito ma ogni consiglio comunale è una via Crucis. Nel corso dell’ultima seduta prima ha annunciato di aver destituito quattro alti dirigenti, poi ha cambiato idea e i defenestrati sono diventati tre. Gli esponenti del Pd ne parlano come di “un uomo disperato”, i suoi colleghi della lista Parma Civica staccherebbero volentieri la spina e così a sostenerlo è solo il capo del Pdl locale, Luigi Villani, che vuole portarlo fino al termine del mandato. E’ difficile che ce la faccia, la sua sembra l’agonia di un ex vincente che non si rassegna e l’ombra del commissario si avvicina sempre di più. L’identikit già c’è ed è quello del prefetto in pensione Anna Maria Cancellieri, che ha fatto molto e bene a Bologna dopo la caduta della giunta Delbono e vanta nel suo curriculum una precedente esperienza, da commissario, proprio a Parma nel ’94.
In questo momento in verità gli indignados del ducato guardano al procuratore Gerardo Laguardia, che con il sindaco sembra giocare a gatto e topo. Un giorno dice che arriverà “un terzo tempo” degli arresti dell’inchiesta Green Money e l’altro racconta che tantissimi concittadini hanno chiesto di verbalizzare le loro denunce. Lunedì scorso è stato in Procura per cinque ore Massimo Varazzani, il manager ex Cassa Depositi e Prestiti, tornato lo scorso dicembre nella sua Parma per moralizzare la holding Stt, la cabina di regia del “vignalismo di spesa e di governo”. Così in città in molti si sono fatti l’idea che i prossimi arresti siano imminenti e i soliti bene informati scommettono anche sul numero: dodici. L’opposizione, pur apprezzando l’operato dei magistrati, sa che Laguardia opera lento pede e non si è mai fatto condizionare dalle scadenze politiche.