La procura di Napoli ha chiesto a Google le mail di Bisignani
Secondo i pm anche Bisignani utilizzava mail intrusive per ottenere informazioni sugli stessi pm, su degli account di Gmail
Corriere della Sera e Repubblica riferiscono oggi dei nuovi atti depositati dalla procura di Napoli per contestare la richiesta di scarcerazione di Luigi Bisignani, nei quali figura l’accusa che Bisignani abbia usato dei software per spiare le e-mail degli stessi pubblici ministeri con degli account di Gmail: i pm avrebbero chiesto a Google “il «congelamento» del contenuto di quei tre indirizzi e la consegna del materiale”.
Gli strumenti informatici che la Procura di Napoli e la Guardia di finanza hanno utilizzato nelle indagini sulla cosiddetta «P4», per intercettare mail e conversazioni via chat o Skype, li utilizzava anche Luigi Bisignani, l’ex giornalista diventato uomo d’affari, che di quest’inchiesta è il principale indagato.
Ieri davanti al Tribunale del riesame di Napoli è cominciata la discussione del ricorso presentato dai legali dello stesso Bisignani e da quelli del sottufficiale dei carabinieri Enrico La Monica, latitante in Africa (per l’altro indagato di rilievo, il parlamentare del Pdl e magistrato in aspettativa Alfonso Papa, invece si attende il voto della Camera sull’autorizzazione all’arresto). E dai nuovi atti depositati dai pubblici ministeri Francesco Curcio e Henry John Woodcock emergono elementi finora inediti raccolti dagli investigatori. Uno di questi riguarda le cosiddette mail spia, particolari programmi che si installano inviando un messaggio di posta elettronica e consentono di raccogliere dati su tutto ciò che passa nel computer di chi ha ricevuto la mail. Addirittura possono funzionare anche come microspia, captando le voci nell’intero ambiente dove si trova il terminale «agganciato».
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