Ripartire dalla manovra
Il direttore del Corriere della Sera affronta la crisi con un editoriale tutto politico sulle responsabilità di un governo squalificato, ma chiede collaborazione all'opposizione
Sulla prima pagina del Corriere della Sera di oggi è un editoriale del direttore ad affrontare la crisi dei mercati italiana, con toni molto severi sulle responsabilità della politica: «Quello che è accaduto rende ridicola e preoccupante la litania dei distinguo e delle promesse di togliere questo o quell’aspetto della manovra per compiacere fette di elettorato o clientele. E ancora più incomprensibili la decisione di rinviare alla prossima legislatura il taglio dei costi della politica e l’anacronistica difesa delle Province. La crisi dei mercati espone nella sua drammaticità tutta la perdita di immagine di un esecutivo diviso da teatrali rivalità interne e indebolito dalle inchieste della magistratura».
La manovra economica non c’è ancora, ma parte rilevante dei suoi ipotetici benefici è già stata bruciata. In un giorno. È questa l’amara sintesi di quello che è accaduto ieri sui mercati. La differenza, lo spread, fra il rendimento dei nostri Btp e i Bund è al record storico. I primi, sulla scadenza decennale, rendono il 5,7 per cento contro il 2,65 degli analoghi titoli tedeschi. Che cosa significa? Semplice: dobbiamo promettere di più, concedendo un premio maggiore al rischio, a chi ci presta i soldi. Il nostro debito, il 119 per cento del Pil, cioè superiore a quanto produciamo in beni e servizi ogni anno, va continuamente rifinanziato. La media mensile delle emissioni lorde di titoli sfiora i 40 miliardi. Nel 2010 gli interessi pagati sul debito sono stati pari al 4,5 per cento del Pil, ovvero 70 miliardi, e oggi sono intorno al 5. Lo spread con i Bund era di 245 punti base venerdì, ieri ha toccato i 305. Tanto per dare un’idea: cento punti significano 3,2 miliardi di maggiori interessi per l’anno in corso e 6,4 per il prossimo. Quello che è accaduto rende ridicola e preoccupante la litania dei distinguo e delle promesse di togliere questo o quell’aspetto della manovra per compiacere fette di elettorato o clientele.
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