560 milioni di euro
Sergio Bocconi sul Corriere della Sera spiega quando De Benedetti potrà avere il risarcimento di Fininvest e come potrebbe decidere di investirlo
I giudici della Corte d’Appello di Milano hanno condannato ieri Fininvest a risarcire Cir per la vicenda del Lodo Mondadori. La somma del risarcimento è stata fissata in 540 milioni circa di euro, più gli interessi e le spese: si arriva quindi a circa 560 milioni di euro. La sentenza è immediatamente esecutiva e quindi da qui a qualche giorno dovrà avvenire materialmente il passaggio di denaro da un gruppo industriale all’altro. Ci sono dei se e dei come, però, e li spiega oggi bene Sergio Bocconi sul Corriere della Sera.
Cinquecentosessanta milioni di euro sono la metà della capitalizzazione di borsa di Cir nonché quasi la metà dell’intera Mondadori. Il processo di primo grado si era concluso con la condanna per Fininvest di ripagare 760 milioni di euro. Nel diritto civile le sentenze sono immediatamente esecutive, salvo il giudice non decida diversamente perché ritenga che l’esecutività della sentenza possa realizzare un danno “irreparabile”. Così era accaduto dopo la sentenza di primo grado, infatti Fininvest non aveva versato un euro a Cir ma aveva sottoscritto una fidejussione bancaria. Non è chiaro cosa accadrà questa volta. Gli avvocati di Fininvest hanno fatto ricorso contro l’esecutività immediata, i giudici decideranno nel giro di qualche giorno. Potrebbero decidere di rinviare la transazione alla fine dell’esame della Cassazione, come chiedono gli avvocati del premier, oppure potrebbero disporre l’immediata esecutività della sentenza, visto che la Cassazione non giudica sul fatto ma sul diritto, sull’adeguata applicazione delle leggi.
Circolano anche voci di trattative tra le parti, volte ad arrivare a un pagamento attraverso asset. Le voci sono state smentite ma è certo che comunque, anche se Cir dovesse ottenere il risarcimento immediatamente, non potrebbe spenderlo subito.
Si tratta comunque di una sentenza di Appello e dunque, in attesa dell’eventuale prossimo grado di giudizio, resta sempre la possibilità di un teorico rovesciamento della situazione e quindi dell’insorgere di un obbligo di restituire la somma incassata. Sotto questo profilo i 560 milioni non avranno alcun impatto visibile nel bilancio della Cir, perché andranno contabilmente equilibrati da un debito potenziale. Dall’altra parte la Fininvest non ha effettuato alcun accantonamento in attesa della sentenza.
Poi c’è un altro capitolo, relativo al cosa farà – o cosa farebbe – Carlo De Benedetti con i soldi del risarcimento. Le ipotesi, soprattutto quelle relative all’acquisto di La7, circolano già da tempo.
La passione di De Benedetti per i media porta alcuni a ipotizzare che proprio nei media voglia tornare a investire. E gli scenari corrono subito a «La7» oggi controllata da Telecom attraverso Telecom Italia Media, che in Borsa quota circa 320 milioni. Un passo che alcuni vedono coerente con le strategie dell’Ingegnere e anche rivestito di una certa volontà di rivincita, visto l’origine della somma da investire. Va tenuto conto però del fatto che le voci di una tale operazione circolano da tempo e sono già state smentite. Inoltre bisogna considerare che Carlo De Benedetti ha abbandonato da tempo i ruoli operativi nel gruppo lasciando il ruolo di amministratore delegato di Cir e della cassaforte Cofide al figlio Rodolfo e conservando per sé, significativamente, presidenze onorarie e posti in consiglio tranne che nella controllata l’Espresso dove ha incarico di presidente a tutti gli effetti. Rodolfo sembra per così dire aver dimostrato in questi anni una «vocazione» spiccatamente più industriale in senso stretto. E allora, pensando proprio agli equilibri di famiglia e di gruppo, c’è chi pensa più a una spinta verso l’energia, cioè verso la Sorgenia, società creata dal nulla nella fase delle liberalizzazioni e che oggi è il primo operatore privato dietro l’Enel fatturando 2,7 miliardi con oltre 500 mila clienti e programmi di ingresso nel mercato residenziale. Azienda non quotata e quindi non facilmente «pesabile» in questo periodo (si parla di valutazioni post crisi intorno a 1,5 miliardi), ma che da qualche tempo viene indicata in realtà come cedibile dal gruppo Cir. Che ha però sempre negato tale intenzione (pur non smentendo manifestazioni di interesse da parte di gruppi esteri come Verbund, già socio di Sorgenia con il 17%, Gdf-Suez ed Edf), affermando anzi più volte di voler puntare sull’energia con piani di espansione. Nonostante qualche cessione marginale recente nel fotovoltaico.