Il regolamento dell’AgCom sul diritto d’autore
Guido Scorza spiega perché le ultime modifiche apportate non cambiano la sostanza di un testo che prevede «processi sommari per gli internauti»
Guido Scorza spiega sull’Espresso perché il Regolamento relativo alla tutela del diritto d’autore online [pdf] dell’AgCom è «pessimo e continua a prevedere processi sommari per gli internauti».
«Abbiamo messo a punto un testo attentamente riconsiderato, dal quale sono state eliminate ambiguità e possibili criticità, fugando così qualsiasi dubbio sulla proporzionalità e sui limiti dei provvedimenti dell’Autorità e sul rapporto tra l’intervento amministrativo e i preminenti poteri dell’Autorità giudiziaria», ha scritto il Presidente Calabrò nel suo comunicato stampa del 6 luglio scorso nell’annunciare l’adozione dell’attesa delibera contenente lo schema di Regolamento relativo alla tutela del diritto d’autore on line.
Dopo settimane di dibattito e confronto e dopo una mobilitazione della Rete con pochi precedenti nella storia del web italiano, queste parole, avevano illuso molti.
Purtroppo la lettura del testo nel Regolamento che, ora, l’Autorità annuncia l’intenzione di adottare all’esito di una nuova consultazione pubblica destinata a conludersi a settembre, raffredda e, anzi, spegne ogni illusione.
L’Autorità sembra, infatti, intenzionata a rimanere ferma sulle proprie posizioni, a dettare regole in ambiti in relazione ai quali non ha alcuna potestà normativa, a celebrare processi sommari in assenza di adeguato contraddittorio, ad adottare provvedimenti nei confronti di soggetti stabiliti addirittura all’estero e, infine, ad irrogare sanzioni da centinaia di migliaia di euro per l’eventuale mancata ottemperanza a provvedimenti da essa adottati all’esito, appunto, di processi sommari.
Le poche concessioni contenute nel Regolamento in termini, ad esempio, di non applicabilità delle nuove norme ai contenuti prodotti e diffusi per finalità non commerciali e destinati ad un utilizzo “fair” e, dunque, non in concorrenza con l’uso commerciale del contenuto medesimo, non bastano, evidentemente, a rendere equilibrato e proporzionato il provvedimento che l’Autorità vorrebbe emanare.
Peccato perché, probabilmente, si poteva e doveva fare di più.