Il caso News of the World, dall’inizio
Dal 2005 a oggi, la storia giornalistica e giudiziaria dello scandalo che ha portato alla chiusura di uno dei più antichi giornali britannici
di Francesco Costa
Lo scandalo che ha portato, ieri, all’annuncio della chiusura del News of the World comincia da molto lontano, è piuttosto intricato e contiene alcuni aspetti che rischiano di generare confusione, vedi l’utilizzo disinvolto della parola “intercettazione”. Il News of the World è un tabloid britannico. Tra poco dovremmo dire era: fondato nel 1843, chiuderà definitivamente domenica. A seguito di uno scandalo che comincia a novembre del 2005.
È in quei giorni che tre dipendenti della famiglia reale, tre dipendenti di alto livello, si accorgono che ai loro telefoni cellulari accadono cose strane: nelle loro segreterie ci sono messaggi che figurano come già ascoltati nonostante loro non li abbiano mai aperti. Nello stesso periodo il News of the World pubblica delle notizie piuttosto documentate su cosa succedeva al principe William: niente di grosso, ma si tratta di informazioni note a pochissime persone e la coincidenza è preoccupante. La casa reale allerta la polizia metropolitana di Londra, Scotland Yard, che rintraccia chi accedeva alle segreterie e arriva a Clive Goodman, il giornalista del News of the World che seguiva la famiglia reale, e Glenn Mulcaire, un investigatore privato che lavorava per il tabloid. I due erano riusciti a ottenere i codici PIN necessari ad avere accesso alle segreterie telefoniche. Come spesso accade in questi casi, però, Scotland Yard non arrestò subito i due: disse ai dipendenti della famiglia reale di continuare a comportarsi normalmente, così da permettere all’indagine di andare avanti e accumulare elementi.
A un certo punto, qualche mese dopo, il giornalista e l’investigatore di News of the World pubblicano un articolo sulle frequentazioni di uno strip club da parte del principe Harry. Il Sun rilancia la storia con un titolo entrato nella storia dei tabloid britannici, che non è necessario tradurre: “Harry Buried Face in Margo’s Mega-Boobs. Stripper Jiggled… Prince Giggled”. Poco dopo – siamo nell’aprile del 2006 – Goodman firma un articolo sul News of the World che racconta l’irritazione della fidanzata del principe Harry per la questione dei night club, pubblicando il contenuto di un messaggio lasciato da quest’ultima nella segreteria telefonica del principe. Per la famiglia reale è troppo, la polizia si muove e i due vengono arrestati. Al termine dell’inchiesta, Scotland Yard rende noto che le persone spiate dal News of the World sono centinaia: celebrità di ogni tipo, funzionari del governo, calciatori, cantanti. Quattro anni dopo, moltissimi di questi non sanno nemmeno di essere nella lista. E la colpa è proprio della polizia, ma ci arriviamo dopo.
Il ruolo di Scotland Yard
Goodman e Mulcaire vengono condannati e passano diversi mesi in prigione, mentre News of the World li licenzia. Delle centinaia di persone intercettate, però, solo cinque fanno causa al tabloid. Questo perché la polizia si è rifiutata di fornire i nomi di moltissime delle persone coinvolte, indagando praticamente solo sui casi riguardanti i membri della famiglia reale. Il presidente della commissione parlamentare che ha indagato sul caso ha detto che Scotland Yard non era entusiasta di indagare in profondità e scoprire quanto fossero diffusi i metodi di Mulcaire e Goodman. Le ipotesi sul perché sono diverse. In primo luogo le poche risorse del dipartimento: a causa del coinvolgimento della famiglia reale, infatti, l’indagine faceva capo al settore antiterrorismo, già oberato di incarichi più importanti e urgenti a meno di un anno dagli attentati di Londra del 2005. Poi c’è lo storico rapporto di vicinanza e mutua assistenza tra la polizia londinese e i tabloid: la prima fornisce spesso soffiate o informazioni utili alla seconda, che invece descrive in modo epico e compiacente le operazioni di Scotland Yard o solleva scandali di alto livello su cui poi la polizia si fionda. Quel che è certo è che il capo del dipartimento che ha indagato sulle intercettazioni oggi non fa più il poliziotto, bensì l’editorialista per News of the World e per il Times, altro quotidiano di Rupert Murdoch.
Le condanne
L’inchiesta di Scotland Yard inizia e finisce con Goodman e Mulcaire, che vengono condannati nel gennaio del 2007. La sentenza dice che Mulcaire, l’investigatore, non lavorava solo con Goodman ma anche con altri giornalisti del tabloid, senza però approfondire questo genere di collaborazione, in assenza di prove sufficienti. L’allora direttore del News of the World, Andy Coulson, si dichiara completamente estraneo ai fatti ma si assume la responsabilità del comportamento dei suoi giornalisti e si dimette. Qualche mese dopo Coulson verrà assunto dal partito conservatore come direttore delle comunicazioni; quando Cameron diventa primo ministro, Coulson diventa il direttore delle comunicazioni del governo britannico.
L’inchiesta parlamentare
Finisce l’inchiesta di Scotland Yard, comincia quella del parlamento britannico. Goodman e Mulcaire fanno causa a News of the World accusando la testata di averli scaricati, ma i provvedimenti non arrivano a conclusione dal momento che il tabloid li risarcisce proponendo – e ottenendo – la firma di un accordo che li impegna a non parlare più pubblicamente della vicenda. Nel corso dell’inchiesta parlamentare vengono però sentiti diversi altri ex giornalisti del News of the World, che fanno vacillare la versione di Coulson, l’ex direttore. Tutti sostengono che l’atmosfera in redazione era ultra competitiva e che il direttore spingeva i giornalisti a fare qualsiasi cosa – lecita o illecita – pur di ottenere uno scoop.
La dura vita del giornalista di tabloid
Nel 2006, a gennaio, una balena finì intrappolata nel Tamigi per qualche strano accidente e decine di tabloid sguinzagliarono i loro giornalisti su navi e battelli per cercare di fotografarla. Un giornalista del Sunday Mirror, tabloid rivale del News of the World, si tuffò nell’acqua gelata per avvicinarsi a quella che credeva essere la balena: le foto dell’uomo bagnato in acqua furono pubblicate da tutti i giornali. Al News of the World non furono contenti. “Se non si butta anche il nostro giornalista e non si fa fotografare mentre salva la balena spingendola verso il mare, allora meglio che non torni più e basta”, disse il direttore Coulson, secondo quanto ricorda un giornalista che lavorava lì in quei giorni. Un altro giornalista venne inviato nelle acque del Mare del Nord alla ricerca della “famiglia della balena”. Avete capito, insomma: quella del giornalista di tabloid è una vitaccia. E Coulson non la rendeva più semplice: una volta costrinse un suo giornalista a chiudersi per 24 ore dentro una scatola di plastica, come esperimento per verificare il trucco di un illusionista. Ma non era solo il News of the World: erano tutti. Anche per le intercettazioni telefoniche, dicono molti testimoni. Bastava procurarsi o indovinare il codice PIN delle segreterie telefoniche e il gioco è fatto.
Si chiude l’inchiesta parlamentare
Lo scorso febbraio la Camera dei comuni ha concluso la sua indagine, accusando il News of the World di comportamenti scorretti e finendo quindi per gettare nuovamente la palla nel campo di Scotland Yard, che ha ancora nei suoi archivi i nomi delle centinaia di persone vittime di quei comportamenti. È capitato che uno di questi chiedesse conto alla sua compagnia telefonica del movimento sulla sua segreteria, e che questa verificasse attraverso la polizia la presenza effettiva del suo nome nella lista. Per le persone coinvolte in episodi del genere è come vincere la lotteria: News International spesso non lascia nemmeno cominciare le cause legali offrendo cospicui risarcimenti. L’altro nodo è quello che riguarda Coulson: moltissimi dei personaggi sentiti dalla commissione dicono di essere certi del fatto che il direttore sapesse tutto. Passano le settimane e crescono le pressioni sul suo conto.
Il caso si riapre
A scandalo ufficialmente concluso, il tabloid di Murdoch dice di avere intenzione di applicare una politica di “tolleranza zero” nei confronti di simili comportamenti. A settembre il caso però arriva nuovamente sulle pagine dei giornali (cioè del Guardian, del New York Times e di pochi altri, fino a quel momento), perché un personaggio televisivo britannico nota che qualcuno ha tentato ripetutamente di accedere alla sua casella telefonica. Chiede alla sua compagnia telefonica e questa risale all’utenza di un altro giornalista del News of the World. Viene aperta una nuova inchiesta, e del caso si occupano anche l’authority britannica per la stampa nonché un’indagine interna di News International, che intanto sospende il giornalista in questione. Nel frattempo il Guardian pubblica le testimonianze di altri ex giornalisti di News of the World che dicono che Coulson sapeva delle intrusioni nelle utenze telefoniche dei vip o le aveva addirittura commissionate.
Le dimissioni di Coulson e la nuova inchiesta
Dopo molte settimane di pressioni politiche, costellate da nuovi dettagli e rivelazioni sul suo conto, Andy Coulson capisce che la vicenda sta diventando delicata anche per il governo Cameron, nonostante con questo non avesse nulla a che fare, e decide di dimettersi. Scotland Yard decide di aprire una nuova inchiesta, l’operazione Weeting. Dopo quattro mesi arrivano i primi arresti. In aprile la polizia ferma Ian Edmonson e Neville Thurlbeck, giornalisti del News of the World, con l’accusa di avere avuto illegalemente accesso a segreterie telefoniche di terzi. Una settimana dopo viene arrestato un altro giornalista, James Weatherup.
Le cose precipitano
Veniamo praticamente ai giorni nostri. Il Guardian anticipa alcuni dettagli dell’inchiesta di Scotland Yard e scrive che Glenn Mulcaire, l’investigatore privato arrestato nel 2006, era entrato più volte nella segreteria telefonica del cellulare di Milly Dowler, una tredicenne britannica scomparsa che sarebbe stata poi trovata cadavere sei mesi dopo. Mulcaire avrebbe ascoltato i suoi messaggi e ne avrebbe anche cancellati, per fare posto ai nuovi: durante quelle settimane, l’attività sulla segreteria telefonica della ragazzina fu intesa dagli investigatori come prova del fatto che la ragazzina fosse viva e diede speranza ai genitori. Lo scandalo, a questo punto, fa un salto di qualità nell’attenzione e nell’indignazione dell’opinione pubblica. David Cameron interviene per chiedere una “vigorosa” indagine sugli abusi. Il leader laburista Ed Miliband chiede le dimissioni di Rebekah Brooks, direttore del News of the World nel 2002 e oggi amministratore delegato della sua società editrice, News International, del gruppo Murdoch. Negli stessi giorni il governo britannico è chiamato a decidere della richiesta di NewsCorp. di aumentare le quote in suo possesso del canale televisivo BSkyB. La decisione viene rimandata a settembre.
In ogni caso la situazione non migliora. Il 6 luglio il Telegraph scrive che i giornalisti del News of the World si infilavano anche nelle segreterie telefoniche dei soldati britannici morti in guerra, e dei loro parenti. La stessa cosa venne fatta con le vittime degli attentati di Londra del 7 luglio 2005, e con i loro parenti. Nel giro di pochi giorni moltissime aziende comunicano che non si faranno più pubblicità sul News of the World. Il gruppo industriale di Murdoch, NewsCorp., perde punti su punti in Borsa. Scotland Yard indaga anche su alcuni suoi agenti, accusati di aver preso dei soldi da News International in cambio di informazioni riservate.
Il News of the World chiude
Ieri James Murdoch, figlio di Rupert Murdoch e CEO di NewsCorp, ha annunciato con un comunicato la decisione di chiudere del tutto il News of the World, spiegando che ci sono stati “comportamenti sbagliati” e, se provati, “disumani”, da parte di alcuni giornalisti della testata. Il comunicato è molto autocritico, dice che “chiudere il giornale è la cosa più giusta” e che è “il prezzo che gli impiegati onesti e leali stanno pagando per colpa delle trasgressioni di altri”. Il News of the World ha più di duecento dipendenti. Le sue ultime edizioni saranno prive di pubblicità e i ricavi saranno devoluti in beneficenza. Intanto l’inchiesta continua. Come anticipato ieri dal Guardian, questa mattina Andy Coulson è stato arrestato. Insieme a lui è stato arrestato anche Clive Goodman, l’ex giornalista del News of the World che era già stato arrestato e condannato nel 2007. Ed è stata perquisita la redazione del Daily Star, tabloid rivale del News of the World, dove lavorava Goodman.
Sembra non finiscano qui i guai nemmeno per NewsCorp. e News International. Il Guardian ha raccontato oggi che la polizia sta indagando sulla possibile cancellazione di milioni di email – un terabyte – da parte di un dirigente di News International, fatta nel tentativo di ostruire le indagini e cancellare delle prove. L’archivio conteneva tutte le comunicazioni quotidiane tra i giornalisti, i direttori, i collaboratori e gli investigatori privati pagati dal News of the World. I dati sarebbero stati cancellati lo scorso gennaio, appena dopo l’apertura della seconda inchiesta da parte di Scotland Yard. Se queste accuse fossero confermate, quanto accaduto metterebbe fortemente in discussione la sincerità dell’impegno di News International, ribadito ieri da James Murdoch, di volere collaborare con le forze dell’ordine. E comprometterebbe ulteriormente l’influenza del gruppo Murdoch in Regno Unito, mettendo fine ai suoi progetti di acquisizione del canale televisivo BSkyB.
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foto: AP Photo