“Un governo che non riesce più a governare”
Il Corriere della Sera affida a Pigi Battista la sua - di fatto - richiesta di dimissioni per Berlusconi
Con palese cautela Pigi Battista ha inserito nel suo editoriale di inconsueta ampiezza sulla prima pagina del Corriere l’eventualità di un “soprassalto di serietà” negli scenari auspicati per il futuro del governo. Ma sono tre parole in coda a un’analisi severissima, che servono a sottrarre l’editoriale alla formale definizione di “richiesta di dimissioni”: quello che sostanzialmente è (“la presa d’atto di un’esperienza finita e di una nuova consultazione popolare”), e che il Corriere ha affidato a uno dei suoi editorialisti quotidianamente più critici con l’opposizione, per colmo di strategia.
Non bastano le rettifiche imbarazzate, le scuse e gli abbracci dopo le gaffes, le smentite tardive, le retromarce, per constatare come nella compagine di governo oggi scarseggino addirittura i prerequisiti minimi della lealtà reciproca. E non nell’ordinaria amministrazione. Ma nel fuoco di una manovra economica che, oltre ai numeri e alle cifre, dovrebbe trasmettere al mondo e all’opinione pubblica un’immagine di credibilità. Una credibilità che, in queste condizioni, appare però sempre più evanescente e controversa.
Due anni così, e così malamente vissuti, sarebbero letali. Per tutti. Per il governo, per la politica, per gli italiani. I contrasti tra il premier e il ministro dell’Economia hanno raggiunto livelli di asprezza in grado di oltrepassare il racconto dei più maliziosi retroscenisti della politica. L’inserimento furtivo della cosiddetta norma «salva-Fininvest» è stato il detonatore di uno scontro che ora non conosce nemmeno le regole del fair play, tra battute pubbliche cruente («chiedetelo a Letta») e chiamate di correità («Tremonti sapeva») che rendono sempre più problematico persino lo stare insieme di personalità così distanti nello stesso governo. Il clima tra i ministri si è fatto tossico e irrespirabile. Non servirebbero nemmeno più le intercettazioni telefoniche o i fuori onda per rivelare, con gli sguardi, con la mimica dell’insopportazione e con le dichiarazioni incendiarie degli stessi ministri, in quale palude avvelenata di sospetti, fastidi reciproci, antipatie incrociate, gelosie e irritazioni stia sprofondando la comunità di un governo che dovrebbe comunicare agli italiani i segnali di un minimo di compattezza e, per usare una parola molto cara ma molto abusata nel centrodestra in crisi, di «responsabilità».
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