Il giornalista Shahzad ucciso dai servizi segreti pakistani
Lo dicono gli Stati Uniti: Syed Saleem Shahzad era stato trovato morto lo scorso 30 maggio
Il giornalista pakistano Syed Saleem Shahzad era stato ritrovato morto in Pakistan lo scorso 30 maggio. Il suo cadavere riportava evidenti tracce di tortura e si era subito ipotizzato che fosse stato ucciso per via di quanto scritto nel suo ultimo articolo, che accusava parte dei servizi segreti pakistani di avere rapporti diretti con Al Qaida. Oggi il New York Times scrive che l’intelligence americana avrebbe accertato definitivamente questa ipotesi. L’attacco dei servizi segreti pakistani contro il giornalista è stato «barbaro e inaccettabile», si legge nel rapporto.
L’episodio potrebbe compromettere ancora di più i già difficili rapporti tra Stati Uniti e Pakistan, notevolmente peggiorati in seguito all’uccisione in territorio pakistano di Bin Laden. Il New York Times scrive che nei prossimi giorni il governo americano chiederà spiegazioni al Pakistan in merito all’uccisione del giornalista. «Tutti gli indizi dicono che c’è stato un chiaro ordine di ucciderlo e che l’obiettivo era spaventare la comunità di giornalisti pakistani e la società civile», ha detto un funzionario del governo americano che ha preferito restare anonimo. I servizi segreti pakistani per il momento si sono rifiutati di rispondere alle accuse.
Il giorno dopo il ritrovamento del cadavere di Saleem Shahzad, l’intelligence pakistana aveva negato qualsiasi coinvolgimento dicendo che le accuse mosse contro di loro erano totalmente infondate. Shahzad era stato prelevato dalla sua casa di Islamabad pochi giorni dopo avere pubblicato un articolo in cui scriveva che Al Qaida era responsabile dell’attentato del 22 maggio contro la base navale di Karachi. L’articolo, pubblicato dal quotidiano Asia Times Online, spiegava nel dettaglio come gli attentatori avessero usato mappe e informazioni logistiche fornite da personale interno alla base.