L’ombra di Thaksin Shinawatra
In Thailandia le elezioni sono state vinte dalla sorella dell'ex presidente in esilio, e non si annunciano tempi facili
La leader dell’opposizione thailandese Yingluck Shinawatra ha vinto le elezioni politiche conquistando 264 seggi sui 500 disponibili della Camera dei Rappresentanti. Il Partito Democratico guidato dal premier uscente Abhisit Vejjajiva ha accettato la sconfitta, ma è difficile pensare che per la Thailandia l’esito di queste elezioni possa essere davvero del tutto pacifico.
Quella di Yingluck Shinawatra e del suo partito Pheu Thai non è infatti una vittoria qualsiasi. Suo fratello, Thaksin Shinawatra, è stato una figura centrale della politica thailandese degli ultimi dieci anni, premier per cinque anni dal 2001 e in esilio volontario a Dubai dopo il colpo di stato che lo destituì nel 2006. Ieri sera sugli schermi della televisione thailandese era lui che, da Dubai, compariva ancora più che la sorella rilasciando interviste e parlando del futuro della Thailandia.
Thaksin Shinawatra è un uomo ricchissimo e ha guadagnato fama internazionale anche per essere stato il proprietario del Manchester City, la celebre squadra di calcio inglese, da giugno 2007 a settembre 2008. La sua azione di governo era improntata a un populismo che gli aveva garantito un grande sostegno tra i thailandesi più poveri nel nordest del paese, grazie a un indiscutibile sostegno economico alle fasce più deboli della popolazione e a una politica di sostanziose spese pubbliche. I suoi sostenitori sono noti con il nome di “camicie rosse” – dagli abiti che avevano scelto di indossare per distinguersi dagli oppositori di Thaksin, che erano soliti condurre le loro marce di protesta con indumenti gialli – e l’anno scorso avevano guidato una serie di violente proteste a Bangkok, seguite da una durissima repressione dell’esercito.
Per ora Thaksin ha detto che aspetterà «il momento giusto per tornare» e che se il suo rientro dovesse costituire un problema per il paese, non tornerà. «Voglio essere una soluzione, non un problema», ha spiegato ai giornalisti che lo intervistavano. Dopo la sua destituzione, Thaksin era stato condannato per corruzione, accuse che lui ha sempre negato sostenendo che fossero motivate politicamente.