La crisi di Julia Gillard
Il primo ministro australiano non è mai stato così impopolare, spiega l'Economist
L’Economist di questa settimana racconta la crisi del primo ministro australiano Julia Gillard, il cui governo gode ormai secondo gli ultimi sondaggi soltanto del 30 percento delle preferenze. Julia Gillard aveva preso il posto di Kevin Rudd nel giugno del 2010, dopo che l’allora premier aveva indetto una «leadership call» per verificare l’appoggio del suo partito, il Partito Laburista, al governo.
A lungo considerata uno dei politici più popolari in Australia, Julia Gillard ha visto il suo tasso di disaffezione passare dal 29 percento dell’inizio del suo mandato al 62 percento di oggi. Il leader dell’opposizione Tony Abbott l’ha definita per questo il suo premier preferito. E in modo ancora più umiliante, un altro recente sondaggio ha mostrato che gli elettori del Labor Party vorrebbero che Kevin Rudd tornasse alla guida del partito.
Julia Gillard per il momento continua dritta per la sua strada, spiega l’Economist. Ha ancora due anni prima delle prossime elezioni e spera di potersi riprendere contando su alcune manovre economiche legate soprattutto alla tutela dell’ambiente. La più importante potrebbe essere la tassa sulle emissioni di anidride carbonica, su cui quasi sicuramente potrà contare sull’appoggio dei Verdi.
Ma la Gillard è stata messa sotto accusa dai Verdi su un altro fronte, quello della tassa sui profitti delle industrie di ferro e carbone. La manovra prevede al momento di raccogliere 40 miliardi di dollari australiani nel giro di dieci anni, una somma che secondo i Verdi è troppo bassa rispetto al boom economico che sta sfruttando l’industria mineraria australiana. Allo stesso tempo, il premier è attaccato da tutti i lati per la sua decisione di mandare gli immigrati che arrivano illegalmente in Australia nei campi profughi della Malesia. L’accordo che ha siglato con un paese che non ha ancora accettato di sottoscrivere la convenzione delle Nazioni Unite sui rifugiati ha sollevato molte critiche all’interno del suo stesso partito, che da sempre propone una linea più morbida sull’immigrazione.
Nonostante questo, conclude l’Economist, riportare Rudd alla guida del Partito Laburista sarebbe una follia. Le capacità di negoziazione di Julia Gillard sono notevoli e potrebbero ancora esserci dei margini perché riesca a portare avanti la sua agenda politica recuperando consenso. Dal giorno del suo arrivo al potere, è riuscita a far passare 116 leggi in Parlamento e i capi delle più importanti banche australiane sono dalla sua parte sulla tassa sulle emissioni nocive.