Altri dubbi su Pronzato e ItalianiEuropei
Ci sono versamenti regolari ma di ragioni sospette sui conti della fondazione di Massimo D'Alema, e cinque voli che forse era meglio non prendere
Ci sono nuovi sviluppi nel caso attorno a Franco Pronzato, il consigliere di amministrazione dell’ENAC arrestato a Genova martedì 28 giugno. Non sono tutte novità giudiziarie, perché molte per il momento non hanno a che fare con alcuna ipotesi di reato. Ma possono avere un rilievo politico e pubblico.
Riassunto delle puntate precedenti
Franco Pronzato è stato arrestato nell’ambito di un’indagine della procura di Roma riguardo presunte irregolarità legate all’assegnazione di un appalto da un milione di euro per i voli di collegamento tra Roma e l’Isola d’Elba. Oltre a essere consigliere di amministrazione dell’ENAC, Pronzato era stato a lungo dirigente del ministero dei Trasporti ed è considerato amico e consigliere di lunga data dell’attuale segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani. Fino a poche settimane fa Pronzato ricopriva anche l’incarico di Responsabile nazionale del trasporto aereo per il Partito Democratico, e su questa sovrapposizione di incarichi c’è stato chi ha avuto da ridire.
L’ipotesi dell’accusa
Tra le sue competenze, l’ENAC assegna gli appalti per le tratte aeree italiane. Una di queste tratte, quella da Roma all’Isola d’Elba, è oggetto dell’inchiesta. La gara è stata vinta dalla società Rotkopf. Questa società si è avvalsa della consulenza di una società di lobbying guidata da Vincenzo Morichini, ex dirigente di Ina-Assitalia e descritto più volte come amico personale di Massimo D’Alema (fino a poco tempo fa era socio con lui della barca Ikarus). Morichini avrebbe fatto da mediatore tra la società Rotkopf e l’ENAC, nella persona del consigliere di amministrazione Pronzato. La procura di Roma sospetta che Morichini abbia ricevuto da Rotkopf 89.000 euro di fatture per “consulenze inesistenti” e che parte di quel denaro sia arrivato nelle tasche dello stesso Pronzato. Da qui, quindi, le accuse di corruzione e turbativa d’asta. E l’ipotesi è avvalorata dalle dichiarazioni dello stesso Morichini, che ha confermato la tesi.
La versione di Franco Pronzato
Ieri Pronzato è stato sentito dal giudice per le indagini preliminari, Ferdinando Baldini. Il Corriere della Sera pubblica vari virgolettati che sarebbero tratti dall’interrogatorio. Pronzato avrebbe ammesso di avere fatto delle “sciocchezze”, di avere avuto rapporti ravvicinati con i titolari della società Rotkopf, ma avrebbe ribadito di non avere mai preso nessuna tangente. Anche perché, scrive il Corriere della Sera, Pronzato “ha sostenuto di non aver potuto fare nulla nella sua posizione affinché gli uffici dell’ENAC rilasciassero alla Rotkopf il COA, il Certificato di Operatore Aeronautico essenziale per ottenere, come scritto nell’ordinanza d’arresto, «l’esercizio di servizi di pubblico interesse»”.
Pronzato avrebbe però ammesso anche di avere ricevuto da Morichini 40.000 euro alla vigilia del Natale 2010, pensando però che si trattasse di un “regalo di Natale”. Carlo Bonini su Repubblica fa notare perché i pm considerano sospetta questa ricostruzione:
A dispetto del fatto che quel “dono” arrivò in due tranches e venne diviso tra lui e Morichini. E ancora: a dispetto di un bonifico di 28 mila e 800 euro che, a pratica conclusa in Enac, Paganelli [della società Rotkopf, ndr] venne invitato a liquidare «per consulenze mai avvenute».
I voli di Massimo D’Alema
L’ulteriore sviluppo della vicenda non è legato a vicende giudiziarie ma ruota sempre attorno ai rapporti tra i protagonisti di questa vicenda e alcuni importanti dirigenti del Partito Democratico. Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera racconta che gli amministratori della società Rotkopf, anche loro in carcere, avrebbero offerto voli privati gratuiti a manager e politici. Verificando i piani di volo, gli inquirenti si sarebbero imbattuti in cinque trasferimenti del 2010 concessi a Massimo D’Alema, allora già presidente del COPASIR. Lo staff di D’Alema ha confermato l’utilizzo dei voli privati, per “motivi legati a impegni di lavoro”. Queste le parole di Daniela Reggiani, portavoce di D’Alema.
«Nel 2010 Vincenzo Morichini ci disse che aveva una partecipazione in una compagnia aerea e che avremmo potuto usufruirne qualora ci fosse stato bisogno. Dunque, in situazioni di emergenza e cioè quando non c’erano collegamenti diretti e immediati, abbiamo chiesto di poter salire su quei voli».
I magistrati stanno studiando la faccenda perché l’intera indagine è cominciata proprio dal racconto di un imprenditore, Pio Piccini, secondo cui Morichini gli aveva promesso appalti in Finmeccanica se questo avesse “finanziato il Partito Democratico e ItalianiEuropei”, la fondazione promossa e presieduta dallo stesso D’Alema. Piccini ha sottoscritto dei contratti di consulenza con ItalianiEuropei ma non ha mai avuto appalti da Finmeccanica. Lo stesso Morichini era un finanziatore della fondazione ItalianiEuropei, così come lo erano i proprietari della società Rotkopf, che nel 2009 e nel 2010 hanno finanziato la fondazione con due versamenti regolarmente fatturati da 15.000 euro ciascuno.